In piedi, Umanità! Numero monografico su Dichiariamo Illegale la Povertà, n. 1/2017

Numero monografico dedicato all’iniziativa Banning Poverty 2018, DIP Dichiariamo Illegale la Povertà. IN PIEDI, UMANITÀ! … È uscito il n. 1 della rivista Solidarietà internazionale 2017.

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Il prossimo 18 e 19 febbraio 2017 a Sezano (VR) si terrà l’incontro internazionale DIP «STATO DI AVANZAMENTO E PROSPETTIVE DELLA DIP», con la partecipazione degli amici della DIP-Cile e della DIP-Argentina. Per questa occasione abbiamo deciso di pubblicare un numero monografico dedicato esclusivamente all’iniziativa, che sarà presentato a Sezano, per fare memoria e rilanciare.

“Solidarietà Internazionale” ha nel suo DNA la “nostalgia”, che non può non diventare indignazione e progetto, di un mondo fatto da donne e uomini che collaborano e lottano insieme. Per questo da anni ha voluto far parte di quella cordata che è la campagna “Dichiariamo illegale la povertà”. Questo numero speciale, con il quale apriamo l’anno 2017 della nostra piccola avventura editoriale, è innanzitutto il racconto di una storia. Quella di chi ha visto in anticipo quali sarebbero stati gli effetti della globalizzazione neoliberista, della finanziarizzazione dell’economia e del sonno della politica. Lasciato nelle mani del cosiddetto libero mercato, il mondo si è trasformato in una giungla dove in nome della competitività, le persone sono divenute pedine di gioco usabili e scartabili a piacere.

Questo numero è un punto di partenza perché racconta anni di impegno della campagna “Dichiariamo illegale la povertà” pubblicati nei dossier di “Solidarietà Internazionale”. Ma anche un punto di ripartenza. È il tempo di una nuova alleanza che organizzi insieme in una lotta comune chi non accetta la deriva di questo sistema e sogna e crede in un mondo finalmente umano.

Questo mondo che, mai come oggi, è stato capace di produrre ricchezze, non sa dare risposte alle crisi umanitarie (provocate e volute con precise scelte politiche) che ogni anno producono milioni di profughi, miseria crescente, impoverimento delle classi medie.

Inoltre in questa occasione sarà pronto anche un libretto di Riccardo Petrella  “La povertà è un furto – Appunti 2014-2017” in distribuzione a Sezano il 18-19 febbraio! Realizzato in collaborazione tra Cipsi, Campagna Dichiariamo Illegale la Povertà e  Monastero del Bene Comune. 

 

 

IN QUESTO NUMERO:

Editoriale: La Povertà è illegale: tra indignazione e progetto.

Otto ricchi nel mondo possiedono la ricchezza di tre miliardi e mezzo di persone. Basterebbe questa cifra per dire il fallimento umano di questo modello economico. Un’economia che aumenta le diseguaglianze, crea sacche di misera indescrivibile e schiaccia la classe media dentro la morsa della povertà.

 

Banning Poverty 2018 – La svolta, di Riccardo Petrella;

L’incontro internazionale di Sezano è l’occasione che ha spinto noi della DIP a fare memoria. Fare memoria per marcare la triplice svolta ideologico-culturale, a nostro avviso molto importante, intervenuta negli ultimi anni in materia di lotta per lo sradicamento della/le «povertà». Osiamo pensare che il lavoro della DIP in questo campo vi ha in parte contribuito. Anzitutto, è sempre più diffuso l’uso del termine «impoverimento» per parlare di povertà, sottolineando così la presa di coscienza che la povertà non è più considerata un fatto di natura, inevitabile, ma il risultato di processi sociali profondi e, quindi, modificabile, correggibile. In secondo luogo, grazie anche a questa nuova coscientizzazione, è cresciuta la convinzione della necessità di situare la lotta contro l’impoverimento nel contesto dei mutamenti intervenuti nelle relazioni tra lavoro, reddito, identità e cittadinanza, in un quadro di crescente mercificazione e privatizzazione dei beni e servizi comuni pubblici, sui quali il XX° secolo ha costruito la società del diritti e lo Stato del welfare. Infine, il terzo ed ultimo passaggio: l’enfasi messa con sempre maggior forza dai movimenti e dalle organizzazioni della società civile non allineati sulle posizioni dei dominanti, sulla natura illegale dei processi del’impoverimento perché contrari ai principi fondatori del costituzionalismo moderno.

 

PARTE PRIMA – Principi e finalità dell’illegalità della povertà

La Campagna “Dichiariamo illegale la povertà”. Intervista a Riccardo Petrella, uno dei promotori della Campagna. «Siamo partiti da un dato di fatto: le politiche nazionali e internazionali di lotta alla povertà nel mondo sono fallite». La rivista Solidarietà internazionale dedica i Dossier del 2013 alla Campagna “Banning Poverty 2018”.

 

I predoni dell’economia globale. Povertà e criminalità finanziaria sono due temi messi al centro della campagna Banning Poverty – “Dichiariamo illegale la povertà” – lanciata in Italia dal gruppo promotore nel settembre 2012 alla marcia della Giustizia di Agliano-Quarrata. Temi già da tempo al centro dell’attenzione degli studiosi e della società civile, ma fin qui considerati escrescenze, o effetti collaterali, di un sistema economico altrimenti compatibile con gli interessi della comunità, dei sistemi produttivi e dei mercati.

 

Diritti e i beni comuni. Non v’è “società” libera senza diritti umani e sociali garantiti per tutti. Non vi sono diritti garantiti senza giustizia. La giustizia implica innanzitutto il riconoscimento di ogni essere umano in quanto “cittadino”, e quindi partecipe a pieno titolo della storia dell’umanità.

 

Costruire le comunità dei cittadini. “Costruiamo le comunità dei cittadini”: questo il titolo-slogan scelto per la terza campagna all’interno di “Banning Poverty – 2018”. Il trittico di campagne e iniziative viene a comporre un puzzle non solo unitario e coerente, ma anche adeguato agli impegni e alle sfide che ci siamo assunti.

 

PARTE SECONDA – Capire i fenomeni dell’impoverimento.

L’impostura mondiale sulla povertà

 

Il contesto e le disuguaglianze. I costi della crisi in cui versa da un ventennio il capitalismo finanziario di mercato globale non sono stati pagati dai gruppi sociali all’origine della crisi, ma dalla frangia più bassa delle classi medie e soprattutto dalla grande maggioranza dei cittadini, di coloro la cui sola ricchezza è il lavoro, il loro tempo di vita (gli operai, i contadini, gli impiegati, i pensionati).

 

Le fabbriche della povertà. Possiamo identificare tre espressioni principali dell’impostura sulla povertà che sono da tenere distinte dalle tesi e credenze all’origine delle fabbriche della povertà descritte nell’opera collettiva “Le fabbriche della povertà”, del 2013. L’impostura scientifica, monetarista e mercantile.

 

La crisi del sistema economico finanziario. Per “povertà assoluta (o estrema)” essi definirono la situazione di una persona avente meno di 1 $ Usa per giorno pro capite, e per “povertà relativa” la persona con meno di 2$ al giorno. Ancora oggi, tutti i discorsi e le politiche dei gruppi dominanti in merito alla povertà si fondano su detta distinzione.

 

L’impostura politica. I giochetti con i numeri non sono sufficienti per nascondere i processi di rafforzamento dell’impoverimento nel mondo. Non è serio considerare una grande vittoria contro la povertà, il fatto che il numero dei poveri assoluti sparisce, ma rimangono ancora circa tre miliardi di poveri relativi con meno di 2,50 $ al giorno!

 

Dichiarare illegale la ricchezza. La ricchezza dell’1% dei più ricchi supera i 110 mila miliardi di $, pari alla ricchezza totale della metà meno ricca della popolazione mondiale. Quasi la metà della ricchezza mondiale è quindi detenuta solo dallo 1% della popolazione.

 

C’è chi guadagna senza lavorare. come si fa ad accettare come efficiente ed efficace l’esistenza e la promozione di un’economia nella quale per guadagnare i 15 miliardi di Bill Gates ci vuole un anno di lavoro a tempo pieno di 920.000 insegnanti di scuole elementari in Italia.

 

I lavoratori poveri. L’impoverimento strutturale non è più un fenomeno per coloro che non hanno o non trovano lavoro. Per decenni, lavoro e reddito sono stati strettamente collegati. Oggi anche coloro che hanno un lavoro remunerato sono considerati “poveri”.

 

La predazione delle terre. Il furto dei diritti di molte comunità e villaggi – le cui popolazioni sono costrette all’esodo – e all’uso delle loro risorse naturali è aggravato dal furto delle stesse risorse, utilizzate per fare profitto e non per produrre il benessere umano collettivo

 

L’impostura ideologica: gli inganni dei numeri. Sostenere e tentar di far credere alle popolazioni che la riduzione della metà dei poveri assoluti contabilizzata al 2012 è il frutto della crescita economica del sistema capitalista globale e dei mercati mondiali, e che l’azzeramento della povertà assoluta sarà realizzabile entro il 2030 solo grazie all’ulteriore liberalizzazione totale dei mercati, è pura falsità.

 

La crescita delle disuguaglianze. Come si fa a parlare di risultati considerevoli, impressionanti, sotto tutti i punti di vista, in materia di “riduzione di povertà”, quando tutti gli indicatori d’ineguaglianza socioeconomica sono in crescita?

 

Il fallimento degli aiuti e il cambiamento. La tesi secondo la quale “sarebbe bastato e basterebbe che una piccola parte dei miliardi delle 100 persone più ricche del mondo fosse ridistribuita in aiuto, in favore delle persone povere affinché non ci sarebbero più persone con meno di 2,50 $ al giorno” è fallace.

 

I beni comuni pubblici mondiali. Fra tutti i problemi critici che sono sul tappeto, la concretizzazione dei diritti umani hic et nunc costituisce la criticità principale.

 

Il Pianeta Terra e i beni comuni. La vita delle nostre società e il progresso degli esseri umani si basa sulla disponibilità di risorse naturali cui accedere, nelle diverse forme in cui esse sono disponibili, e secondo le regole fissate da ogni comunità.

 

Le buone pratiche della condivisione. Le buone pratiche della condivisione hanno un valore in sé. Ci sono cose importanti da fare, per gli altri e per se stessi.

 

Le azioni prioritarie

No all’appropriazione privata del vivente. Perché l’appropriazione privata delle sementi, e connessa brevettazione (proprietà intellettuale), è fra i fattori strutturali d’impoverimento nel mondo?

 

Le risorse idriche d’Europa. L’UE attuale è incapace di lottare contro l’uso dei fertilizzanti e dei pesticidi, i prelievi eccessivi dai fiumi, la cementificazione del territorio, gli scarichi industriali e urbani fuori norma, le derive burocratiche e i fenomeni di corruzione (operatori pubblici e privati).

 

Abolire l’indipendenza politica della BCE. Sopprimendo ogni possibilità di controllo e d’influenza da parte d’istituzioni democratiche pubbliche, l’indipendenza politica della BCE favorisce la sottomissione della finanza agli interessi dei potenti gruppi privati e alle forme anche criminali della finanza speculativa.

 

Istat: “Un giovane su 4 non studia né lavora”. Una famiglia su 4 vive una situazione di disagio economico e un giovane su 4 è un cosiddetto “Neet”, cioè non è né lavoratore né studente.

 

Mortalità infantile, al sud 30% in più. Nascere al sud non è lo stesso che venire al mondo al nord. Secondo i dati della Sip, la Società italiana di Pediatria, la mortalità infantile è del 30% più alta nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali.

 

La povertà non cade dal cielo. Si è poveri, soprattutto quando si è esclusi dalla partecipazione al corso della storia. Si dice “povertà” ma si deve leggere “esclusione”. Siamo impoveriti quando ci si fa credere che noi contiamo di più (e siamo felici) in quanto consumatori che come cittadini.

 

Il fallimento della politica europea. I miserevoli governi berlusconiani, e in parte quello di Monti, al servizio degli interessi della finanza mondiale, sono i principali responsabili dell’impoverimento italiano. Le misure prese dai governi Letta e Renzi s’iscrivono nella continuità.

 

Europa: il “disagio” della democrazia. La democrazia si riconquista dando voce al popolo, con buona pace di chi ama tuttora discettare sul “disagio” della democrazia.

 

PARTE TERZA

I fattori strutturali dell’impoverimento da mettere fuori legge

Un mondo da ri-costruire. Dopo la COP21 e l’Agenda mondiale 2000-2015

Economia Sociale e Solidale. L’Economia Sociale e Solidale è un insieme di pratiche di lotta per una società senza impoveriti. Liberata dalle logiche predatorie della natura e organizzata su basi democratiche: potere diffuso del popolo, per il popolo e con il popolo.

 

Sistema finanziario attuale ed impoverimento. Il furto della vita (della natura, dell’umanità, del futuro) è il correlato strutturale predominante dello «sviluppo» delle società dominanti del mondo occidentale e occidentalizzato.

 

Vita, Terra, Umanità. Tre parole, tre mondi infiniti in continuo movimento. Tre concetti che riescono, seppure insufficientemente, a catturare una moltitudine di realtà variegate e diverse, ma che costituiscono gli elementi interattivi di un universo in trasformazione.

 

Lavoro e impoverimento. Il sistema dominante ha abbandonato progressivamente l’accesso ai beni e servizi per la vita in quanto diritti umani. Il capitalismo globale non solo ha ristabilito il principio dell’accesso pagante ai beni e servizi strumentali ai diritti, ma ha “naturalizzato” il fatto che non vi sarà più lavoro per tutti, e che non vi sarà reddito adeguato, né monetario né reale per tutti.

 

Cooperazione economica e impoverimento. La globalizzazione finanziaria competitiva ha vinto. È ancora possibile costruire un mondo fondato sul vivere insieme, bene?

 

CONCLUSIONE:

Il manifesto della dignità universale

In piedi Umanità. La povertà è il risultato dei processi di esclusione umana, sociale, economica e politica fra gli esseri umani (e tra le comunità umane), tipici delle società ingiuste fondate sull’ineguaglianza e l’appropriazione predatrice della vita.

Verso una società senza impoveriti. La priorità: la lotta contro il sistema finanziario attuale.

Come allegato alla rivista è stato anche pubblicato un libretto di Riccardo Petrella “La povertà è un furto – Appunti 2014-2017” in collaborazione tra Cipsi, Campagna Dichiariamo Illegale la Povertà e  Monastero del Bene Comune.

 

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  • Libretto “La povertà è un furto”: Euro 5,00 + spese spedizione
  • Tutti e due: euro 10,00 + spese spedizione 

 

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Source: Cipsi

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