23 marzo: No Tav, intervista ad Alberto Perino

Ripubblichiamo un’ intervista ad Alberto Perino del n. 05 del 2013 della nostra rivista Solidarietà Internazionale, in occasione della manifestazione del 23 marzo contro le grandi opere inutili. 

 

A TU PER TU : ALBERTO PERINO 

NO TAV 

Militante nonviolento, impegnato socialmente da sempre, attivo nel movimento NO TAV fin dal 1989, oggi all’interno del coordinamento dei comitati NO TAV della Val di Susa. Politico, anticonformista, vegetariano. Nato in valle a Bussoleno (Torino), 67 anni.  Anche se non gli piace essere chiamato “José Bové” delle montagne piemontesi, quello è il suo ruolo. Attivo nella comunità della Val di Susa, mobilitata per impedire la costruzione di una linea ferroviaria ad Alta Velocità. In contrapposizione a media, partiti politici, forze dell’ordine e magistratura, un grande movimento di massa che non cessa di crescere e, iniziativa dopo iniziativa, consolida la consapevolezza di poter vincere. Un movimento che ha saputo costruire una diversa cooperazione sociale, produrre un’altra scienza, un sapere alternativo, una coscienza capace di tradursi in resistenza di massa. Un vecchio nonno NO TAV. Oggi pensionato, ha studiato e lavorato come ragioniere, per un periodo sindacalista. Ha lasciato l’Azione cattolica all’epoca dell’obbligo di votare Democrazia Cristiana.

Alberto, ci racconti qualcosa della tua storia personale?

Ho studiato ragioneria. Nella vita sono stato impiegato in banca, poi sindacalista, segretario generale dei bancari della Cisl della provincia di Torino. Nel 1982 non ero d’accordo con la linea di cogestione aziendale del sindacato, ero in minoranza e ho lasciato il sindacato. Adesso sono pensionato. Fin dagli anni ’70 del secolo scorso sono stato impegnato nella difesa dei diritti civili e dell’ambiente. Negli anni ’80, con l’apporto fondamentale di un gruppo di tecnici (professori del Politecnico di Torino, esperti in autostrade, ingegneri ambientali ecc.) abbiamo dato vita al “Comitato HABITAT” che si prefiggeva il compito di essere di supporto e consulenza alle amministrazioni locali per contrastare le grandi opere che stavano tentando di distruggere la Valle: autostrada A32, maxi elettrodotto Malville-Piossasco e infine il TAV Torino Lyon. Questi progetti e queste opere (l’autostrada in costruzione e le altre in progetto) stavano creando problemi non indifferenti e quindi il supporto di tecnici qualificati a costo zero aiutava i sindaci a far rispettare i diritti delle popolazioni.

Ci sono state persone di riferimento educativo della tua giovinezza?

Sì, alcune. Ricordo don Oreste Cantore, l’assistente spirituale della GIAC – Gioventù italiana di azione cattolica -, una bella figura di uomo e di prete, con una generosità incredibile. Con lui e con altri volontari ho partecipato alla creazione e al funzionamento di colonie alpine per i ragazzi. Un’esperienza che mi ha insegnato a lavorare manualmente, rendendomi quasi autonomo alle manutenzioni della casa. Poi nel 1969 mi sono sposato e nel ’70 sono andato a vivere a Condove. Lì ho conosciuto don Giuseppe  Viglongo, un prete operaio impegnato nel sociale, senza parrocchia, perché considerato scomodo dai vertici  della Chiesa locale. Era una vocazione adulta, ed era molto impegnato con le ACLI a fianco del mondo operaio. Negli anni ’50 con altri volontari aveva creato una sorta di GAS (gruppo di acquisto solidale) ante litteram procurando cibarie a prezzi favorevoli per le famiglie operaie approvvigionandosi direttamente dai produttori agricoli. Sempre a Condove ho incontrato Achille Croce, un operaio con una cultura umanistica fuori dal comune (basti pensare che preparava in filosofia gli studenti del liceo), grande cultore della nonviolenza. Con lui mi sono avvicinato all’antimilitarismo, al pacifismo e al vegetarianesimo (lo sono da più di quarant’anni), con lui e altri abbiamo fondato il Gruppo Valsusino di Azione Nonviolenta. Il 24 settembre 1970 i lavoratori delle Officine Moncenisio (che in passato facevano armi per la Marina militare) hanno presentato una mozione nata da lunghe discussioni in fabbrica per opporsi alla costruzione delle armi in quanto strumenti di morte e violenza. La mozione è stata votata all’unanimità.

Poi sei stato processato.

All’epoca eravamo molto impegnati sul fronte dell’obiezione di coscienza al servizio militare. Sono stato denunciato e processato perché nel corso di una manifestazione  di solidarietà  con gli obiettori di coscienza che erano stati processati e condannati in mattinata dal tribunale militare di Torino, in quella città il 13 marzo 1971, esibivo un cartello con su scritto: “Ho fatto il militare, mi vergogno”. La polizia mi ha strappato il cartello, e poi sono stato denunciato e processato per ‘vilipendio alle forze armate’. Sono stato condannato in prima istanza in corte d’assise a 8 mesi e 5 giorni, poi sono stato assolto in appello, perché il fatto non costituisce reato.  Il paradosso è che adesso, dopo tanti anni, sto per affrontare un processo per ‘vilipendio alle forze armate’, perché in un’intervista  apparsa sul quotidiano La Stampa nel 2011 avrei dichiarato che ‘i vecchi del paese dicono che adesso quello che stanno facendo le truppe di occupazione italiane nella Val di Susa è peggiore di ciò che hanno fatto le truppe nazifasciste, perché i nazisti non avevano mai chiuso le strade o obbligato a presentare i documenti per andare lavorare la vigna’. Cose, queste, che succedono da oltre due anni e mezzo. Successivamente ho ricevuto molte denunce, collegate alla lotta del movimento NO TAV.

E veniamo al tuo impegno nel movimento NO TAV.

Nel 1989, in un convegno a Trento, casualmente scoprimmo che si stava programmando la costruzione di una linea ad alta velocità Torino – Lione, per una distanza di 235 chilometri. Sottolineo che tra Torino e Lione esiste già una linea ferroviaria, a doppio binario, elettrificata, rimodernata completamente negli anni ’80, con curve molto più ampie per ridurre le pendenze. Sin da metà degli anni ’90 ci passano tranquillamente i  TGV francesi che vanno da Parigi a Milano e viceversa.

Ma è una linea usata anche per il trasporto delle merci?

Questa linea ha sempre fatto il trasporto delle merci ed ha sempre fatto il trasporto dei passeggeri. Dal 1995 al 2010 circa il traforo ferroviario del Frejus (i francesi lo chiamano “Tunnel du Mont-Cenis”) è stato rinnovato completamente e oggi al suo interno possono passare tranquillamente tutte le sagome dei carichi dei treni merci che possono circolare sulla rete ferroviaria italiana e francese. Il fatto tanto sbandierato che non si tratta più solo di una linea ad alta velocità (passeggeri) ma che si tratta di una linea anche ad alta capacità (merci) è una colossale bufala smentita dallo stesso AD delle ferrovie Moretti. Sono due tecnologie funzionali completamente diverse, i treni ad alta velocità sono leggeri ed hanno bisogno di binari perfettamente allineati, mentre i treni merci sono treni pesantissimi che deformano in poco tempo l’assetto dei binari. In tutto il mondo non esiste un chilometro di ferrovia che permetta il transito di treni ad alta velocità e ad alta capacità. Ma questa è stata la chiave per convincere la sinistra che fino al 1994 era contraria all’alta velocità. Improvvisamente si sono inventati la ‘balla’ del Tac, del trasporto merci, e la sinistra italiana ha accettato tranquillamente l’idea del trasporto merci ad alta velocità, raccontando la bugia del minor inquinamento (e non raccontando la realtà delle laute tangenti: la torta è grande e si sono abbuffati tutti). Questa è la disinformazione. Questa è una bugia mostruosa che è stata smentita da tutti i tecnici indipendenti. A chi dice queste cose, chiediamo: dove esiste nel mondo un pezzo di linea ad alta velocità a 300 chilometri l’ora dove passano anche i treni merci? Da nessuna parte.

Perché siete contrari al TAV?

Siamo contrari ad una nuova linea ferroviaria Torino – Lyon essenzialmente per tre motivi.

Il primo: è un’opera assolutamente inutile, perché esiste già una linea ferroviaria che è sotto utilizzata, meno di un quinto delle sue potenzialità, e quindi noi diciamo che deve essere prima saturata quella linea e poi si deve pensare a fare delle altre cose. Questa è assolutamente un’opera inutile. I progettisti dicono che è vero che non ci sono i traffici, ma che gli stessi poi arriveranno: anche questa è una bufala, perché nel frattempo si stanno costruendo altri trafori, e la necessità di spostare merci non cresce all’infinito. Un’opera di questo tipo non ha alcun senso. Poiché tutti i traffici sono Nord-Sud, e non Est-Ovest come loro cercano di disinformare, non ha nessun senso dire che se oggi non ci sono i traffici, quando avremo finito la linea attireremo dei traffici. Non ci sono. Noi abbiamo i dati di traffici di tutto l’arco alpino, e sono in discesa complessivamente. Come si fa a dire che fra 30-40 anni questi improvvisamente cresceranno, se sono 10 anni che calano? È un mantra in cui si dice che l’opera va fatta, poi quando sarà fatta si vedrà. Si rischia di fare la fine del tunnel sotto la Manica, che è già fallito tre volte.

Il secondo motivo è che quest’opera è economicamente insostenibile dall’Italia, dalla Francia e dall’Europa. Le grandi opere non sono remunerative. Questa grande opera analizzata seriamente dalla Corte dei Conti francese e da un audit francese chiesto dal governo, è stata bocciata inesorabilmente. Questi due organismi hanno dichiarato che quest’opera non riuscirà mai a pagare i costi di gestione. Significa che se l’opera, per assurdo, fosse regalata da Babbo Natale, il solo mantenimento e la sua gestione sarebbero in negativo. Cioè concretamente i cittadini italiani, francesi ed europei dovrebbero pagare, tutti gli anni, delle tasse per mantenere quest’opera inutile. Perché sarà sempre una palla al piede, e non ce lo possiamo permettere. Soprattutto in questa epoca di crisi. Un esempio: i governi che si sono succeduti, e che hanno sempre spinto per la Torino-Lione, sembrano una famiglia che non ha i soldi per far studiare i figli, non ha i soldi per pagare i propri debiti, non ha i soldi per pagare il dentista, non ha i soldi per curare i nonni anziani, non ha i soldi per niente. Ma compra a debito, firmando solo cambiali, la Ferrari, perché diversamente non conta niente, non è nessuno. Una famiglia che si comportasse così gli toglierebbero i figli. Questo è esattamente quello che fa lo Stato italiano. Quest’opera non può essere pagata, non può essere finanziata, è un buco che lasceremo ai nostri nipoti.

Il terzo motivo per cui siamo contrari sono i problemi ambientali.

Qual è il costo completo dell’opera, considerando che siamo in una crisi economica gigantesca?

Il costo dell’opera nessuno l’ha mai dichiarato. Adesso hanno detto che l’opera si fa a pezzettini, e quindi la prima fase, soltanto il tunnel, verrà a costare circa 8 miliardi di euro. Secondo calcoli prudenziali dei nostri tecnici, quest’opera, ammesso che riescano mai a farla avrà un costo vicino ai 30 miliardi di euro. Con l’idea di farla per fasi, noi diciamo che questa diventerà la Salerno/Reggio Calabria del nord. Non dimentichiamo che le grandi opere (e in particolare quelle inutili e imposte) sono il “bancomat” dei partiti, sono la gallina delle uova d’oro delle mafie e delle lobby affaristico/bancarie. Ferdinando Imposimato, che è venuto diverse volte in Val di Susa, ha scritto un bellissimo libro “Corruzione ad alta velocità”. In questo libro scrive che per la linea ad alta velocità Roma – Napoli il 90% di quello che lo Stato ha pagato è servito a finanziare i partiti e la camorra, il 10% è andato alle aziende subappaltatrici che hanno poi fatto l’opera.

Si è parlato anche di delocalizzare 16 mila persone…

Vi racconto questo episodio. A suo tempo c’era stato un incontro a Roma tra il ministro Lunardi, l’allora presidente della Comunità Montana Bassa Val di Susa Antonio Ferrentino, l’ingegner Ercole Incalza capo missione della TAV e l’ingegner Cancelli tecnico della Comunità Montana. Il ministro Lunardi ha chiesto a Ercole Incalza: “Ma è vero che si dovranno spostare delle persone?”. Incalza ha risposto: “Adesso vado a vedere, perché si parlava di delocalizzare una parte della popolazione”. Poi è tornato con i documenti, e ha detto: “Sì, avevamo previsto di dover delocalizzare 20 mila persone”. Ora capite che questa è una cosa che si potrà anche fare in altre parti del mondo, ma in Val di Susa no! All’epoca pensavano di far passare la ferrovia tutta in superficie, in mezzo alla valle, tranquillamente, con i treni a 300 l’ora, per andare a prendere il caffè a Lione, erano arrivati a dire queste stupidaggini. Cancellato il progetto di tracciato in superficie hanno proposto un tracciato in sinistra Dora (la Dora Riparia è il fiume che attraversa tutta la valle, dal Monginevro fino a Torino). Quasi tutto in galleria (da Borgone a Val Della Torre) ma a parte i problemi idrologici lì avevano i problemi dell’amianto. I loro consulenti parlavano di un milione di metri cubi di roccia inquinata da amianto! L’ultimo progetto di tracciato è ancora peggiore: tutto in galleria. Questa è un’idiozia pazzesca per i problemi idraulici che comporta.

Quali sono i pericoli di danni ambientali?

I progettisti hanno molti problemi ambientali e rischi per la salute delle popolazioni; relativamente ai tunnel hanno problemi di disseccamento delle sorgenti e di venute d’acqua importanti ad altissima pressione, di presenza di amianto, di minerali uraniferi, di gas radon… Questi per loro sono tutti vantaggi, perché significa che i costi si possono dilatare all’infinito, l’opera può durare millenni e tutti quelli che ci mangiano sopra sono felici e contenti. Per la tratta internazionale i commissari europei hanno fatto fare un “expertise” suoi progetti di LTF (Lyon Turin Ferroviaire: il soggetto economico attuale che deve progettare l’opera; è di proprietà al 50 per cento tra le Ferrovie dello Stato italiane e 50 per cento a quelle francesi). Questo gruppo di esperti internazionali della società danese COWI ha realizzato un’indagine su tutta la progettazione. Nel documento conclusivo Analisi degli studi condotti da LTF in merito al progetto  Lione-Torino(sezione internazionale) che si trova in rete all’indirizzo: http://ec.europa.eu/ten/transport/priority_projects/doc/2006-04-25/2006_ltf_final_report_it.pdf  recita:

[…]LTF ha stimato che i due tunnel principali (il tunnel di base e il tunnel di Bussoleno), le discenderie, ecc. riceveranno un flusso cumulativo di acque sotterranee compreso tra 1.951 e 3.973 L/s nel caso stabilizzato. Ciò equivale a una portata compresa fra i 60 e i 125 Milioni di m3/anno, comparabile alla fornitura d’acqua necessaria a una città di circa 1 milione di abitanti. Il drenaggio delle acque sotterranee è tutt’altro che trascurabile comparativamente al ricarico totale delle acque sotterranee nelle zone situate lungo il tunnel. […] per le zone situate a monte delle estremità dei tunnel, la portata totale delle acque di superficie, e particolarmente il flusso minimo annuo, potrebbe essere modificata, la ripartizione fra acque di superficie e sotterranee potrebbe cambiare radicalmente.

Simili variazioni possono incidere sull’ambiente in generale o su certi impieghi dell’acqua, ad esempio:

  • L’alimentazione delle proprietà private, paesi e città.
  • L’agricoltura e l’irrigazione.
  • Lo scorrimento delle acque usate (durante il periodo di flusso minimo, le acque usate potrebbero essere le uniche a scorrere in superficie).
  • La produzione idroelettrica.

[…]Gli effetti del drenaggio si faranno sentire relativamente presto dopo il passaggio dei lavori: entro l’anno se non nel giro di settimane.

La conclusione delle circa 200 pagine d’indagine è che comunque l’opera va fatta e in qualche modo i problemi troveranno una soluzione, quale non si sa ma bisogna essere fiduciosi. In seguito la società COWI è stata premiata perché, dopo aver detto questo, le è stato dato un pezzo di appalto della progettazione del ponte di Messina. Questa è una cosa grave; quando i progettisti dicono: facciamo tutto in galleria, bucando le montagne e infilando il tracciato sottoterra in pianura, non è che ci tranquillizzano. In Bassa Val di Susa, dove pensano di infilare la ferrovia sottoterra, la falda è a 1 metro, massimo 1,5 metri di profondità . Le falde sono dei torrenti sotterranei: se si interrompono infilandoci uno scatolone in cemento armato alto come una casa di otto piani, facendo una specie di grande trincea, ovviamente si blocca la falda, e quindi si creano dei grossissimi problemi a monte. Ma questo non è stato studiato.

Hai detto che nelle montagne ci sono amianto e uranio radioattivo.

Noi gli abbiamo già smontato cinque progetti. Il primo progetto passava tutto in mezzo alla valle. Poi dopo che questo è stato abbandonato, perché aveva 20 mila persone da delocalizzare, allora hanno deciso di farlo tutto in galleria nella zona della Sinistra Dora. L’abbiamo smontato, perché i loro stessi consulenti hanno dichiarato che le montagne della Sinistra Dora sono piene zeppe di amianto. Poi hanno proposto altri progetti: si sono spostati dalla Sinistra Dora alla Destra Dora. Ma c’è un altro grosso problema: l’amianto non c’è soltanto in Sinistra Dora ma c’è anche sotto l’Ambin, c’è sotto il  Rocciamelone  vicino a Susa, lì hanno dovuto ammettere anche loro che è pieno di amianto. E questi sono problemi seri, perché l’amianto fa male, anche se non lo lavori, fa male, anche se sei lì vicino. Voglio ricordare che in alta Valle di Susa per le olimpiadi del 2006, dovevano costruire una pista per gli snowboard, e hanno dovuto spostarla perché hanno trovato amianto. In quella zona ci sono state moltissime morti per mesotelioma pleurico. Ora l’amianto finché sta sotto terra va bene, quando s’incomincia a spostarlo a destra e sinistra, poiché si rompe in fibre micrometriche, entra nei polmoni, non è mai riassorbito, crea un’infiammazione perenne, questa infiammazione degli alveoli polmonari s’ingrandisce e diventa un tumore maligno, che si chiama mesotelioma pleurico. Il mesotelioma pleurico è una malattia che può insorgere anche 20-30 anni dopo che queste fibre si sono infilate nei polmoni, perché ha un decorso molto lento d’infiammazione, ma quando esplode il mesotelioma pleurico nel giro di 9 mesi si va alla tomba. All’interno della zona  dell’Ambin dove dovrebbe passare il tunnel di base, e dove adesso vorrebbero scavare con la talpa in Clarea per il tunnel geognostico, non c’è solo l’amianto, ma c’è anche l’uranio. E in quantità significative, tanto che a metà degli anni ’80 i francesi avevano avuto l’idea di “coltivare” una miniera di uranio al Moncenisio. Poi la sollevazione popolare francese e italiana ha fatto abbandonare questo progetto. Negli anni ’60-‘70 l’Agip mineraria nella zona di Venaus ha individuato una serie di aree dove c’erano delle forti tracce di minerale uranifero. Sopra Venaus ci sono due??? tre di questi cunicoli, dove abbiamo portato nel 2005-2006 molti giornalisti a constatare con il contatore Geiger che c’erano più radiazioni lì che a 250 metri dal reattore nucleare di Chernobyl.

A che punto sono gli scavi del tunnel?

Sul versante italiano finora non si era scavato nulla; in Francia in questi anni sono state scavate tre “discenderie geognostiche”; una a Modane, una a La Praz ed una a St.-Martin-La-Porte. Nel cantiere di Chiomonte hanno iniziato a scavare il primo e unico tunnel geognostico italiano. Ad oggi hanno scavato una galleria di meno di 200 metri e posizionato una TBM (la famosa “talpa”) all’ingresso e stanno finendo di montarla. In questa prima fase, a quanto ci risulta, hanno già incontrato almeno una vena di amianto. LTF nega perché se dichiarassero di aver trovato l’amianto nelle prime centinaia di metri di scavo (che è considerato indagine geognostica) dovrebbero bloccare i lavori e variare i progetti ma senza poter variare il costo dell’opera. Se invece l’amianto verrà scoperto più avanti allora verrà considerato un “incidente geologico”, che permetterà delle revisioni dei prezzi pazzesche.

Ma su questo non ci sono controlli?

Nel nuovo decreto “salva Italia” i controlli sulle terre di scavo sono diventati una farsa. I controlli li fa il controllato e sappiamo tutti cosa significa questo nel nostro Paese. L’ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) ha messo dei rilevatori della qualità dell’aria, tra cui ci dovrebbero essere anche i filtri per verificare se ci sono delle particelle di amianto che si sono sparse nell’aria. Ma a noi risulta che il cantiere ha già acquistato notevoli quantità di prodotti chimici atti a fissare (temporaneamente) le fibre di amianto. In ogni caso riuscire a fare dei controlli in un’area blindata, d’interesse strategico nazionale, piena di poliziotti, carabinieri, guardie di finanza, guardie forestali ecc., che guardano sempre da un’altra parte, non ficcano mai il naso dove dovrebbero, è una cosa complessa e difficile, anche perché se non fai dei prelievi ufficiali, se anche trovassi quintali di amianto, non puoi portarli in giudizio. E poi a Torino anche la magistratura guarda sempre da un’altra parte, solo e sempre contro i NO TAV.

Cosa pensa la gente della valle rispetto al TAV?

La gente della valle è molto arrabbiata per questa situazione ed è contraria a quest’opera. Noi organizziamo  manifestazioni tranquille, dove possono venire tutti, grandi, piccoli, giovani e vecchi, con decine e decine di migliaia di persone che si fanno otto, dieci, dodici chilometri alla volta, magari sotto la pioggia o nel gelo di  gennaio. Questo per dire che non è vero che siamo quattro gatti. Ci sono 22 sindaci, 22 comunità locali su 28 interessate alla linea che sono contrarie, che hanno dichiarato di essere contrarie all’opera con formali delibere di consiglio comunale. Lo stesso sindaco del Comune di Chiomonte in un consiglio comunale aperto, quando i cittadini hanno chiesto che posizione aveva sul TAV, ha risposto di non essere né a favore né contro. Poi ci sono i sindaci di comuni assolutamente non interessati come Sestriere, che è a 40 chilometri dalla linea, che si dichiara assolutamente favorevole. La gente è contraria, i sindaci sono contro. Da 24 anni ci opponiamo a quest’opera. Abbiamo sempre chiesto un confronto franco, leale e pubblico sull’utilità dell’opera, sul fatto se doveva o no essere fatta. Questo confronto ci è sempre stato negato. Hanno fatto finta di considerarci costituendo l’Osservatorio, dove hanno cercato di convincere i sindaci senza successo. Alla fine del 2009 in una riunione del tavolo di Palazzo Chigi a Roma hanno stabilito che all’interno dell’Osservatorio potevano andare soltanto i rappresentanti di quei comuni che si dichiaravano a priori favorevoli all’opera per discutere le migliorie possibili.

Non è una cosa democratica.

No, non è molto democratica. Infatti, solo 6 comuni della Val di Susa, interessati al tracciato, sono rappresentati all’interno dell’Osservatorio con tre tecnici. Non è accettabile una cosa del genere. Non si può imporre un’opera e non considerare la gente che è contraria. Nel 2007 noi abbiamo raccolto in due mesi, in piena estate, 32 mila firme di contrarietà a quest’opera, e abbiamo stampato otto volumi di firme con nome, cognome e l’indirizzo delle persone, li abbiamo portati a Bruxelles, a Roma, in Francia, in Regione e in Provincia fotocopiati, otto volumi. Nessuno ci ha considerato.

Una delle strumentalizzazioni è che tra voi ci sono i violenti, vi definiscono “i terroristi della Val di Susa”.

Questa cosa è vergognosa. Proprio per questo vorrei porre un problema: perché gli egiziani di piazza Tahrir quando tirano le pietre contro la loro polizia sono degli eroi, e i valsusini se qualche volta tirano una pietra in Clarea contro le forze di polizia che sparano i lacrimogeni ad altezza d’uomo sono dei terroristi? Perché in Turchia quando la polizia spara i lacrimogeni sui cittadini i media li chiamano “lacrimogeni” mentre quando la polizia in Val Susa spara in mezzo alle case e in faccia alla gente i lacrimogeni al CS vietati dalle convenzioni internazionali come arma di guerra i media li chiamano “fumogeni”? Perché se in Val di Susa si lanciano due fuochi d’artificio, non delle bombe, perché capiamoci, i petardi non sono delle bombe, i media scrivono e dicono che abbiamo lanciato “ordigni atti a uccidere”? Perché questo comportamento? Perché questa criminalizzazione? Perché i media si mettono tutti contro e criminalizzano e linciano tutti quelli che si schierano al nostro fianco? Perché hanno paura del seme che abbiamo gettato, hanno paura della libertà, dell’autodeterminazione della gente, hanno paura che la gente possa dire “no, adesso basta, il mio futuro me lo decido io”.

Di chi sono le responsabilità di questa situazione?

Di chi ha deciso che quest’opera va fatta ‘a prescindere’, di chi ha deciso di militarizzare una valle fin dal 2005 per poter far passare le ruspe. Di chi ha deciso di militarizzare un paese come Mompantero, nel 2005, per sessantotto giorni. E gli abitanti, per andare a casa, dovevano presentare la carta d’identità. Le responsabilità sono della politica, dei governi, dei partiti, quelli che usano il bancomat. Di chi invece di discutere dell’utilità dell’opera cerca di farlo diventare un problema di ordine pubblico.

E gli imprenditori, le imprese che lavorano?

Noi abbiamo sempre detto che c’è lavoro e lavoro. Non si può accettare che in nome del lavoro passi qualunque cosa. Qui ci sono delle ditte della valle che hanno deciso di distruggere la valle. Perciò per noi sono avversari, non li chiamo nemici, sono delle persone che bisogna ostacolare, perché quando queste persone lavorano con lo schieramento di polizia e di esercito, lavorano contro una popolazione. In Clarea ci sono sempre più di 300 poliziotti, carabinieri. Se fosse vero quello che dice Virano, che noi siamo la frangia violenta del movimento, composta da meno di un centinaio di persone, perché tutto questo spiegamento di forze che è ancora stato aumentato in questi giorni? Qui c’è un esercito, ci sono i blindati, questi lavorano contro un popolo e la gente non accetta volentieri tutto questo. Nelle ultime settimane sono state raccolte quasi tremila firme con nome, cognome indirizzo di persone che chiedono cessi questa assurda militarizzazione di un territorio. Sul fatto poi dei cosiddetti sabotaggi bisogna chiarire un po’ le cose: da sempre le aziende quando sono in crisi s’incendiano i mezzi da sole, per farsi pagare dall’assicurazione ciò che loro non sono più in grado di pagare. Parlate con qualsiasi assicuratore, ve lo racconta lui non solo in Val di Susa ma ovunque, anche se in Val di Susa è più facile, perché le colpe ricadono sempre sui NO TAV, anche quando non ne hanno colpa. Ora lo Stato dice di essere vicino ai cittadini, ai lavoratori e imprenditori, ma mi chiedo, dove era quello Stato quando ai NO TAV hanno incendiato i presidi? Dove è quello Stato quando la scorsa settimana a Nicoletta Dosio (NO TAV) per quattro volte hanno tagliato le gomme della macchina a Bussoleno? Ormai non si contano più i danneggiamenti che abbiamo alle autovetture, tutte a Bussoleno, tutte nella stessa zona. Qui la gente è stufa. Ad agosto quando il governo mascherò l’ennesimo decreto sulla sicurezza come una legge contro il femminicidio all’interno di esso inserì norme esplicite contro il movimento NO TAV che estendevano le norme di sicurezza del cantiere, le pene per i manifestanti e via discorrendo. Nel corso del tempo, all’interno dello stesso sono stati inseriti altri emendamenti che continuavano ad estendere i poteri della polizia e dulcis in fundo, nell’emendamento 8.9, a firma Rossomando (PD) e Centemero (PDL), aggiunsero al comma 2 un 2 bis: “Le imprese che abbiano subito il danneggiamento di materiali, attrezzature e beni strumentali in conseguenza di delitti non colposi commessi al fine di impedire, turbare ovvero rallentare la realizzazione di opere comprese nel programma delle infrastrutture e degli insediamenti strategici, di cui all’articolo 1 della legge 21 del 2001 n 443 possono richiedere un indennizzo per il ristoro del danno subìto a carico del Fondo di solidarietà civile”. In soldoni l’emendamento estende alle imprese valsusine la copertura assicurata alle aziende colpite da attentati mafiosi.  Oggi però l’emendamento viene ritirato perché incostituzionale e senza copertura finanziaria. Dal governo dicono che lo ripresenteranno in tempi brevi, collegato alla legge di stabilità, ma in ogni caso per vederlo approvato dovranno trovare la risorse. Laura Castelli, del M5s si è battuta in commissione per il ritiro dell’emendamento “perché la commissione Bilancio ha certificato la sua incostituzionalità per mancanza di copertura di bilancio e per l’indeterminatezza delle modalità di rimborso»,  annuncia che «i deputati M5s lo bloccheranno anche se sarà ripresentato dal governo perché se è anticostituzionale oggi lo sarà anche domani». Non si era mai visto un accanimento mediatico contro un movimento come quello che sta avvenendo nei confronti del movimento NO TAV. Non si era mai visto un accanimento giudiziario con prove molto deboli o addirittura assenti come quello che sta avvenendo nei confronti degli attivisti NO TAV. Ogni pretesto è buono per privarli delle libertà individuali, per montare accuse farlocche e campate in aria seguite da perquisizioni e sequestro di computer, degli archivi informatici e di tutti gli aggeggi dotati di memoria elettronica. Non si era mai visto un accanimento politico tanto velenoso stupido e arrogante come quello che in questi ultimi tempi sta colpendo il popolo NO TAV: da Napolitano all’ex sindaco di Cesana, dal ministro Alfano che si augura che la magistratura colpisca sempre più duramente gli avversari della Grande Opera a Lupi che sgomita per far avere laute commesse alle aziende vicine alla Compagnia delle Opere. Ma perché tutto questo accanimento che si pone come obiettivo di far passare nella gente, come credibile, l’accusa di terroristi nei confronti degli onesti NO TAV che cercano di sottrarre il denaro pubblico dalle grinfie adunche di politici, affaristi, mafiosi, lobbisti e giornalisti? Il movimento NO TAV è il capro espiatorio ideale.

Cosa possiamo fare noi concretamente per gli abitanti della Val di Susa?Resistere, informarsi e raccontare, questo è il vostro mestiere, questo è quello che potete fare. Pensate che noi come NO TAV abbiamo una biblioteca di libri stampati in questi anni di oltre 100 volumi, abbiamo decine di video, noi non siamo quelli che si nascondono, noi abbiamo sempre messo la nostra faccia in primo piano. Quando abbiamo raccolto 32 mila firme questi nomi li abbiamo messi a disposizione di tutti. Quando noi scriviamo qualche cosa ci mettiamo la firma, la faccia, la foto e tutto il resto, noi non abbiamo paura di essere chiamati “terroristi”. C’è una bellissima lettera che scritta da Doriana Tassotti che dice: “Io sono terrorista quando difendo la mia valle, io sono terrorista perché voglio difendere il futuro dei miei figli, io sono terrorista perché non voglio venga sprecato il denaro pubblico, …”. Voglio dire che se si è convinti di fare una cosa, si scende con i banchetti in piazza a dire ‘noi la pensiamo diversamente’. Non sempre ci hanno accolto con i garofani. Ma se hai il coraggio delle tue idee, le porti avanti. (rivista@cipsi.it)

 

 

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Source: Cipsi

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