4 settembre 2012 (da Vita) – Oltre un quarto di tutta l’acqua che consumiamo nel mondo serve a far produrre oltre un miliardo di tonnellate di cibo che nessuno mangia. Questa la denuncia dello Stockholm International Water Institute (SIWI), che ogni anno organizza la Settimana mondiale in Svezia.
«L’acqua che viene impiegata in questo modo», spiega Torgny Holmgren, direttore esecutivo di SIWI «insieme ai miliardi di dollari spesi per produrre, trasportare, imballare e comprare il cibo, viene buttata». Un dato eclatante considerando che oltre 900 milioni di persone soffrono la fame e due miliardi di sottonutrizione, mentre un miliardo e mezzo mangia troppo e un terzo di tutto il cibo sul Pianeta viene perso o sprecato. La domanda di cibo e fibre si stima cresca del 70% entro il 2050, con un impatto insostenibile per l’oro blu.
Ecco altri dati utili raccolti da SIWI sull’allarme oro blu:
Uso globale
Il 70% dell’oro blu viene impiegato in agricoltura, il 20% dall’industria e il 10% per uso domestico. Parte dell’attuale pressione sulla risorsa deriva dalla crescente domanda per gli allevamenti: la produzione di carne richiede circa 8-10 volte più acqua rispetto a quella di cereali.
Un bambino che nasce nei paesi industrializzati consuma da 30 a 50 volte più acqua rispetto ad un coetaneo che abita in un paese in via di sviluppo. La rapida crescita della popolazione globale ha comportato che il prelievo di oro blu si sia triplicato negli ultimi 50 anni. Oltre il 60% delle città europee sovrasfrutta le risorse delle sue acque sotterranee. I maggiori consumatori di acqua a livello mondiale sono India, Cina e Usa, seguiti da Pakistan, Giappone, Tailandia, Indonesia, Bangladesh, Messico e Federazione russa.
Le stime
Nei paesi in via di sviluppo si prevede un aumento del 50% dei consumi di acqua per il 2025 e nei paesi industrializzati una crescita del 18%. Nel 2030, il 47% della popolazione mondiale vivrà in aree con problemi di scarsità d’acqua. Dare da mangiare a tutti nel 2050, inclusi i sottonutriti e gli ulteriori tre miliardi di persone che abiteranno il Pianeta in quella data – potrebbe richiedere il 50% in più di acqua rispetto a quella necessaria attualmente. Ridurre della metà gli sprechi di cibo potrebbe ridurre ampiamente o anche evitare di impiegare altra acqua per produrre altro cibo, assicurando sufficiente oro blu per i bisogni alimentari.
La siccità obbliga a gestire meglio le risorse idriche per salvaguardare la sicurezza alimentare a causa della siccità attraverso un “nuovo Piano d’azione” che prevede per esempio il riciclo delle acque per coltivare. La Fao, con queste parole pronunciate dal direttore generale José Graziano da Silva, ha aperto la settimana mondiale dell’acqua in programma a Stoccolma fino al 31 agosto ricordando le «pesanti ripercussioni» della scarsità d’acqua sulla produzione cerealicola mondiale ed sul rialzo dei prezzi. Secondo la Fao è necessario «trasformare il modo in cui l’acqua viene usata lungo l’intera filiera alimentare, perché», spiega il direttore generale, «non esiste sicurezza alimentare senza sicurezza delle risorse idriche». La Fao ha avvertito (in un recente rapporto) che «la scarsità d’acqua e l’inquinamento stanno mettendo a rischio interi sistemi produttivi in tutto il mondo».
Per Graziano da Silva l’agricoltura è sia «vittima che causa» di questo sistema perché «rappresenta il 70% di tutto il consumo d’acqua a livello mondiale». Ecco allora la proposta di un «nuovo Piano d’azione per la gestione dell’acqua in agricoltura» con alcune aree prioritarie d’intervento: modernizzazione dei sistemi irrigui (sistemi di tubature, fonti differenti); migliore stoccaggio dell’acqua piovana a livello agricolo; riciclare e reimpiegare (in breve riutilizzare l’acqua, in particolare le acque reflue); controllo dell’inquinamento, ridurre lo spreco di cibo (il 30% di tutto il cibo prodotto a livello mondiale, pari a 1,3 miliardi di tonnellate ogni anno, si perde lungo la catena “dal campo alla forchetta”).