Roma 25 ottobre 2012 – Il Forum del Terzo Settore è stato ricevuto dalle Commissioni riunite V (Bilancio, Tesoro Programmazione) della Camera e 5° (Programmazione economica, bilancio) del Senato in merito al disegno di legge ‘Legge di Stabilità 2013’.
All’audizione hanno partecipato Andrea Olivero (Portavoce del Forum), Pietro Barbieri (Presidente Fish), Paola Menetti (Presidente Legacoopsociali) e Giuseppe Guerini (Presidente Confcooperative Federsolidarietà). Alle Commissioni sono state presentate istanze e criticità contenute del DDL.
“Sono numerosi i provvedimenti nella Legge di Stabilità che contengono misure discutibili e inique. – dichiara Andrea Olivero – A partire dalla questione dell’aumento di un punto IVA e la diminuzione di un punto dell’IRPEF per le prime due fasce di reddito non esenti, che andrebbe a colpire maggiormente le persone più deboli e fragili, gravate dall’aumento dell’IVA, ma senza alcun beneficio dalla diminuzione dell’IRPEF. Un effetto combinato paradossale”.
Un altro provvedimento allarmante è quello che limita, a determinate condizioni, la deducibilità e la detraibilità di taluni oneri, fissando una franchigia pari a euro 250 per le erogazioni liberali a favore delle Onlus (art.12, commi 4-10). Il terzo settore, e il volontariato in specie, si reggono, anche, sulle donazioni economiche fatte dai cittadini e dalle imprese. E’ chiaro che un provvedimento del genere avrebbe l’effetto di disincentivare le donazioni, in un momento in cui ce ne è maggiormente bisogno. Si ricorda che i commi in questione vedono la loro applicazione con effetti retroattivi già dal 1 gennaio 2012.
“L’aumento dell’Iva di 6 punti percentuali sulle prestazioni socio-sanitarie ed educative delle cooperative sociali colpisce pesantemente un sistema di protezione sociale già asfittico, che avrebbe come effetto immediato un taglio di servizi da parte degli enti locali e drammatiche ricadute occupazionali, senza nessun beneficio in termini di gettito” – dichiara Guerini. E’ una misura che colpisce direttamente i cittadini più svantaggiati: non autosufficienti e disabili, ma anche tutte le famiglie che usufruiscono, ad esempio, di servizi all’infanzia e asili. Non è inoltre accettabile la motivazione che rimanda a Bruxelles e alla temuta procedura di infrazione europea l’ispirazione del provvedimento. Infatti non esiste su questo argomento una procedura di infrazione aperta, vi è solo una richiesta di chiarimento. L’Italia dovrebbe anzi utilizzare l’occasione aperta dalla Commissione Europea che ha avviato una consultazione sulle aliquote IVA agevolata, intrecciando questo lavoro con quelli sull’imprenditoria sociale. Il Governo ha una grande occasione per affermare l’autorevolezza dell’esperienza italiana in materia di Impresa sociale, riconoscendo che la cooperazione sociale italiana che è il miglior esempio di impresa sociale a livello europeo”.
L’applicazione di questi provvedimenti taglia servizi e sicurezze, necessari per una speranza nel futuro. “Il governo – continua Olivero – ha un’immagine vecchia e inadeguata del concetto di welfare. C’è una resistenza incomprensibile a vedere i sistemi di protezione sociale, il lavoro di cura, l’educazione e l’investimento per contrastare emarginazione e povertà come azioni capaci di generare sviluppo. Nessuno tra i paesi più avanzati, tranne l’Italia, vanta una visione di politica sociale ed economica così antiquata.”
“Il mancato reintegro – prosegue Barbieri – del Fondo per le Politiche Sociali, che nel 2008 ammontava a 2.520 milioni e nel 2013 ha una copertura di soli 200 milioni, per non dire del Fondo per la non autosufficienza, azzerato dal 2010, sta producendo un clima di forte preoccupazione nel Paese spingendo le persone a manifestare e indire scioperi della fame. A ciò si aggiunga che l’aumento dell’Iva dal 4% al 10% per le prestazioni socio assistenziali viene accompagnato da un taglio lineare del 10% per cento dei contratti in essere nel settore sanitario – (art 6 comma 1 lettera a) – che si abbatte sui servizi territoriali.”
“Si tratta – prosegue Menetti – di tagli lineari che non risolvono il problema, ma che, anzi, si traducono in una ulteriore pesante riduzione dei servizi resi ai cittadini, ed ai più deboli tra essi (asili, centri diurni ed educativi , residenze per anziani, etc.) del Paese. Questa taglio, 15-20% dei servizi non può che determinare, poi, licenziamenti proporzionali nella cooperazione sociale poiché colpisce attività ad alta intensità di lavoro in imprese sociali che operano in modo regolare ed efficiente, rispettando i contratti di lavoro e le norme fiscali e previdenziali.”
“Chiediamo quindi una profonda revisione di questi provvedimenti – conclude il Forum –, e chiediamo anche che il Fondo nazionale per politiche sociali, che ha subito una pesante contrazione negli ultimi anni, venga riportato ai livelli del 2008, incrementandolo di 500 milioni di euro per l’anno 2013 e di 500 milioni di euro per l’anno 2014. Siamo infatti convinti che contrarre le risorse a favore del welfare e delle politiche di protezione sociale no rappresenti un risparmio, ma un elemento di disequità e un freno per lo sviluppo.”
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