12 novembre 2012 (articolo di Ignazio Marino, presidente di Imagine, tratto da L’Espresso) – Dall’inizio dell’anno, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), 2,4 milioni di persone hanno dovuto lasciare le proprie case a causa degli scontri tra i gruppi armati attivi nel paese. Nel solo Nord – Kivu gli sfollati sono 1,6 milioni; 4,5 milioni di persone soffrono per penuria di cibo e di beni di prima necessità; oltre 1 milione di bambini sotto i 5 anni di età sono affetti da malnutrizione acuta grave; e più di 27.000 casi accertati di colera sono stati riscontrati dall’inizio dell’anno.
Questi sono i numeri della crisi umanitaria in Congo, una delle peggiori del pianeta. L’ONU fornisce una grande quantità di aiuti, specialmente alla popolazione delle regioni orientali, ma la sfida umanitaria è in continua crescita. Il responsabile delle operazioni dell’Ocha (Office for the Coordination of Humanitarian Affairs), John Ging, in visita ad ottobre nel paese, ha rilevato che le Nazioni Unite e i sui partner hanno lanciato un appello per 791 milioni di dollari, ma fino ad ora ne hanno ricevuti solo 429. Inoltre si è riscontrato un crollo degli aiuti internazionali da 541 milioni di dollari nel 2008 a 391 milioni nel 2011.
La visita di John Ging, che ha attraversato l’enorme paese africano insieme a Mark Bowman del Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale del Regno Unito e Catherine Wiesner del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, oltre ad essere un evento di importanza fondamentale per la ricerca fatta sul campo e per i dati raccolti, è un occasione in più per comunicare al mondo la situazione drammatica in cui versa la popolazione congolese. C’è bisogno di assistenza alimentare, c’è bisogno di ulteriori mezzi per l’assistenza sanitaria e c’è bisogno di provvedere alle necessità primarie di milioni di persone rimaste senza casa negli ultimi mesi, ma non siamo in grado di soddisfare queste esigenze senza ulteriori finanziamenti. Purtroppo le notizie delle sofferenze nella RDC non ricevono la stessa attenzione, a livello mondiale, di altre crisi, e questo è uno dei motivi per cui abbiamo visto crollare i finanziamenti negli ultimi anni, come ha notato lo stesso Ging.
Nonostante questo arretramento nell’afflusso di fondi, le organizzazioni umanitarie hanno continuato a lavorare indefessamente. Dall’inizio del 2012 hanno fornito cibo, acqua e riparo a milioni di persone. Noi con IMAGINE continuiamo a fare la nostra parte: siamo impegnati da gennaio 2012 a Mudzi-Balla, vicino la città di Bunia in Ituri, nella costruzione di un ospedale che servirà una popolazione di 200.000 persone e diventerà l’ospedale di riferimento della zona. Stiamo cercando di creare un progetto pilota, e auto sostenibile nel tempo, che possa servire come modello per realizzazione di progetti simili in futuro.