Barbera (CIPSI): “Nonostante l’assegnazione del Nobel della Pace a 3 donne, due africane e una yemenita, i problemi non sono risolti e continuano a pesare sulle loro teste. La lotta quotidiana delle donne è per la democrazia e per i diritti. Non lasciamole sole, c’è bisogno del sostegno di tutti. Anche gli interventi di cooperazione internazionale non devono essere assistenza ma affiancamento e sostegno alla crescita per la tutela dei diritti. Come in Africa anche in Italia negli ultimi anni circa 800.000 donne hanno dichiarato di essere state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere nel corso della loro vita professionale, in seguito alla nascita di un figlio”.
Roma, 7 marzo 2014 – “Nonostante l’assegnazione del Nobel per la Pace 2011 a 3 donne, due africane e una yemenita, come riconoscimento importante del loro impegno quotidiano per la pace, per la promozione dei diritti umani e di un’effettiva uguaglianza, contro ogni forma di violenza, è tornato il silenzio su di loro. I problemi non sono stati risolti e continuano a pesare sulle loro teste, molto di più dei pesi che portano nel loro cammino. La lotta quotidiana delle donne è per la democrazia e per i diritti, nel nome della vita. Non serve un fiore, o una festa, ma il giusto riconoscimento e rispetto individuale e sociale, del loro ruolo e dei loro diritti” dichiara Guido Barbera, presidente del Cipsi – coordinamento di associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale, in occasione della festa della donna dell’8 marzo.
“A Pikine, in Senegal, dove è nata la candidatura delle donne africane al Premio Nobel della Pace, sabato 8 marzo per la prima volta le donne saranno insieme a manifestare per la Festa della donna, ribadendo i loro diritti di donne. Quindi, non un’inutile festa, ma un giusto riconoscimento e celebrazione del ruolo delle donne e dei loro diritti in tutto il mondo. Dopo il premio Nobel le donne Africane sono tornate nell’anonimato soffocate dai tanti problemi. Non possiamo lasciarle sole, c’è bisogno del sostegno e dell’impegno di tutti”.
Guido Barbera continua: “Le donne sono, ancora oggi, ovunque, quelle che maggiormente hanno su di sé il carico della responsabilità familiare, dei bambini e delle persone non autosufficienti, e più generalmente dell’economia di cura, in particolare in Africa. I dati lo dicono con chiarezza. Le donne sembrano essere invisibili, così come i loro diritti e la loro povertà. Dati Istat dicono che il nostro è un Paese in cui negli ultimi anni circa 800.000 donne hanno dichiarato di essere state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere nel corso della loro vita professionale, in seguito alla nascita di un figlio”.
E Barbera conclude: “Anche gli interventi di cooperazione internazionale non devono essere assistenza ma affiancamento e sostegno alla crescita per la tutela dei diritti. Abbiamo continuato a sostenere in Senegal il lavoro del guichet: è lo sportello di servizi per le donne del Comune di Pikine Est, alla periferia di Dakar, finalizzato a costruire condizioni più favorevoli per le donne in termini di pari opportunità, diritto e accesso al lavoro, supporto e integrazione sociale, per dare risposte anche per altri problemi, come: istruzione, salute, difesa della legalità. È stato aperto anche uno sportello giuridico con il PIDES. E in Camerun proseguono i risultati della campagna Noppaw. È nata una Scuola di Formazione professionale per donne e ragazze, con un concetto innovativo, specializzato nella formazione per donne e ragazze nei settori dei diritti umani, cultura della pace, imprenditorialità femminile. Ma la cosa più bella è vedere le donne africane in piazza oggi a festeggiare i loro diritti e far conoscere il loro ruolo. L’Africa è un continente che danza, che canta, che vive e persegue la difficile costruzione della pace, attraverso il cammino instancabile delle sue donne”.