Pubblichiamo gli articoli scritti dalle volontarie e dai volontari di Servizio Civile Universale dell’anno 2018/2019 nei progetti con CIPSI capofila: “Animare territori solidali coi minori” e “Animazione territoriale sull’acqua diritto di tutti e contro gli sprechi”. Le volontarie ed i volontari raccontano le esperienze personali vissute durante il cammino del Servizio Civile Universale.
Iniziamo…
Beatrice accetta le diversità e vive con gli occhi dei bambini
Quando ho iniziato il servizio civile universale non sapevo cosa aspettarmi. Conoscevo il progetto, mi ero informata sull’ente, ma non avevo la minima idea sul mondo che mi avrebbe accolto.
Di Ong non sapevo molto, di cooperazione e solidarietà poco di più. Non avrei immaginato di immergermi in una realtà così vasta. Tante cose da fare. Collaboratori sempre indaffarati, eppure sempre disponibili. Sapevo cosa avrei dovuto fare per il progetto, o comunque lo immaginavo.
Grazie a questa esperienza, ho avuto modo di conoscere meglio me stessa. Ho scoperto di apprezzare, più di quanto immaginassi, le attività svolte ed ho scoperto come altre, seppur apprezzandole meno, riesca comunque a fronteggiarle.
Grazie al CIPSI – Coordinamento di Iniziative Popolari per la Solidarietà Internazionale – ho conosciuto persone belle, impegnate per gli altri, piene di risorse e voglia di fare. Disponibili, sempre. Aperte al confronto e con una mano sempre tesa verso di me, per poterla prendere qualora ne sentissi il bisogno. Ho incontrato colleghi, volontari come me, con la quale non c’è mai stata competizione alcuna, i lavori individuali – alla fine – si trasformano sempre in lavori di gruppo. Collaboriamo, ridiamo e anche i momenti più pesanti riescono a passare facilmente.
Per quanto riguarda il progetto, il mondo dell’infanzia mi è sempre stato a cuore, ma grazie al Servizio Civile Universale mi sono approcciata ad esso in modo diverso, più professionale – senza dubbio – ma anche più responsabile. Entravo ogni volta nella scuola sapendo che avrei dovuto portare il mio contributo in casi particolari, uscendo sempre, al termine delle lezioni, con la certezza che ad aver ricevuto qualcosa, in realtà, fossi stata io e non i bambini con cui passavo il tempo. Affrontare un cambiamento è sempre una novità e lo è per tutti, ma è stato entusiasmante viverlo con gli occhi dei bambini, rendermi conto di quanto fossero in realtà più grandi di molti adulti. Accettare le diversità fino a farle scomparire.
Oltre al progetto, come già detto, ho avuto modo di toccare tanti altri aspetti, alcuni dei quali hanno suscitato in me un interesse inaspettato. Apprezzo tanto la fiducia che ogni giorno viene riposta in me, mi è stata data più volte la possibilità di collaborare con la Rivista redatta dal CIPSI. Per quanto tutti sappiano quanto non sia nelle mie corde scrivere qualcosa di mio pugno, ricevo sempre infinito sostegno e mi sento spronata ad andare avanti superando ostacoli che mi autoimpongo, producendo qualcosa di positivo nella quale sento di aver dato il massimo. Leggere il mio nome su una rivista è stato più gratificante di come immaginassi.
Ogni giorno mi viene data l’opportunità di imparare cose nuove, di presenziare ad eventi, di poter entrare in un mondo così vasto che mi spaventa, ma che allo stesso tempo mi attrae. Spero di non deludere chi, da sette mesi, ripone fiducia in me.
Ovviamente non è sempre tutto rose e fiori, ci sono alti e bassi come in ogni situazione della vita e sarebbe strano asserire il contrario, ma posso con certezza affermare che, rispetto a qualche mese fa, oggi sento di conoscere meglio qualche tassello di me e spero di poter continuare su questa via per trovare la strada più adatta per me, per un futuro più prossimo di quel che sembra.
Claudia scopre i suoi talenti
Da 8 mesi ormai sto svolgendo il mio servizio civile presso la sede del Cipsi – Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale, un’organizzazione che si occupa di solidarietà e di cooperazione tra i popoli sia in Italia che all’Estero. In questi mesi ho avuto modo di conoscere in maniera più approfondita il mondo delle Ong, portando una ventata di novità nella mia vita. Principalmente il mio servizio consiste nell’affiancamento di minori che riscontrano nell’ambiente scolastico delle difficoltà a livello didattico e soprattutto sociale. È un impegno molto importante perché ogni bambino è unico, ha una sua personalità e, nel sostegno, bisogna sempre rispettare questa qualità. Ma non è finita.
Tra le altre attività, il Cipsi possiede una propria rivista bimestrale, Solidarietà Internazionale. All’inizio ho collaborato alla rivista correggendo o revisionando i testi, ma più passava il tempo più scoprivo, con grande sorpresa, di interessarmi alla comunicazione. Il responsabile l’ha notato subito e da lì ho cominciato a scrivere dei pezzi. In particolare, ho avuto la preziosa occasione di intervistare due professori di grande spessore ed esperienza nel panorama accademico e sociale. Mentre li sentivo discutere dei problemi attuali della società, sia italiana che mondiale, mi sentivo piccolissima e bisognosa, come una spugna, di assorbire tutte le informazioni possibili.
Se non mi fossi messa in gioco nel campo della comunicazione non avrei mai scoperto questo mio talento e questa mia capacità. Questo compito richiede grande responsabilità e impegno, e non sempre è facile svolgerlo in maniera corretta, ma si può sempre contare sull’aiuto dell’altro. Non c’è competitività. Secondo me il confronto è l’unica risorsa che può aiutare ad affrontare la giornata, perché permette di abbandonare ogni pregiudizio ed egoismo, per poter accettare i consigli degli altri e maturare a livello relazionale.
Mi lusinga sapere che i miei colleghi nutrono fiducia nei miei confronti, anche quando io non ne ho in me stessa. Questa sorta di “energia” mi carica ancora di più e mi spinge a raggiungere l’obiettivo prefissato. Certo, la paura di sbagliare non manca mai, ma come dicevo prima per affrontarla è necessario il sostegno del collega per non esserne sommersi.
Credo che i grandi impegni e le grandi responsabilità che ricopro oggi, per quanto spaventano, produrranno in futuro delle grandi soddisfazioni a livello personale.
La sfida di Alessia
Ricordo che prima di intraprendere questo percorso del Servizio Civile Universale (SCU), mi trovavo in un momento confusionario per quanto riguardava gli studi e la vita personale. Quando mi è stato proposto di partecipare a questo bando non avevo ancora chiaro a cosa stessi andando incontro, essendo un campo del tutto nuovo per me, ma ho voluto comunque provarci perché volevo rendermi utile nel mio tempo libero. Ricordo che il giorno delle selezioni ero molto agitata, ma alla fine sono stata scelta come volontaria per l’associazione Progetto Continenti. Quest’anno di Servizio Civile per me è passato velocissimo, anche se in realtà mancano ancora quasi cinque mesi alla fine di questo progetto. È stato un inizio pieno, faticoso ma, allo stesso tempo, ricco di emozioni e di soddisfazioni. È stata per me una vera e propria sfida: essendo una persona piuttosto introversa, ho bisogno di tempo per adattarmi alle nuove situazioni e diversi modi di agire e organizzarsi delle persone.
In associazione mi sono ritrovata in un team tutto al femminile e sono state da subito tutte molto disponibili, pronte a trasmettermi le loro esperienze, aiutarmi ad aprirmi, a dire la mia opinione e credere più in me stessa.
Le prime settimane sono state dedicate alla formazione e insieme all’altra volontaria, ed ora mia amica, Vanessa, abbiamo elaborato tutto un programma per portare nelle scuole temi importanti come l’accoglienza, la solidarietà e il rispetto del prossimo. Abbiamo organizzato diverse attività per i bambini, e capito che per approcciarci all’animazione scolastica, oltre al sorriso e alla gentilezza, l’arma vincente è stato l’uso del gioco e della semplicità. Con il gioco ogni cosa diventa più facile e si impara più volentieri. Permette di superare la timidezza e di divertirsi insieme.
Grazie all’aiuto della nostra Operatrice Locale di Progetto (OLP), Martina, i minori si sono confidati con noi e ci hanno raccontato molti dei loro problemi e dubbi. Siamo state molto felici ad aiutarli e abbiamo capito che i ragazzi di oggi hanno molto bisogno di parlare e essere ascoltati. Siamo riuscite a comunicare con loro. Nonostante ciò ho cercato di dare sempre il massimo mettendoci tanta passione e facendo qualche sacrificio.
Ho capito che fare il volontario vuol dire: dedizione, impegno, amore per il prossimo. Ma anche amicizia, gioia, crescita personale, capacità di mettersi in discussione e quindi la disponibilità al cambiamento.
Vanessa cresce con il servizio civile
Appena uscita dal liceo sono stata felice che la mia prima esperienza sia stata con il Servizio Civile Universale (SCU).
Il servizio civile l’ho conosciuto grazie a un’esperienza passata di una volontaria, che faceva parte di un ambito diverso dal mio. Mi ha parlato delle esperienze che l’hanno formata a diventare una donna in grado di aiutare persone emarginate dalla società.
Nella mia esperienza nel progetto “animare territori solidali coi minori”, fino ad ora, sono riuscita ad approfondire una realtà differente dalla mia, incontrando minori fragili con situazioni familiari tanto delicate, avendo anche difficoltà ad aprirsi con il prossimo, ferendo gli altri, ma anche sé stessi e allo stesso tempo non essere in grado di migliorare la propria situazione.
Insieme all’aiuto degli insegnanti e della nostra Operatrice Locale di Progetto (OLP) Martina siamo riuscite, attraverso giochi basati sulla sensibilizzazione, diritti umani, intelligenza emotiva e lavoro di gruppo, a far aprire le emozioni dei bambini e delle bambine e a farle capire anche a loro.
Il Servizio Civile è un’occasione di crescita a livello personale. Da una spinta ad evolversi e a migliorarsi. Crea opportunità di mettere in pratica l’apprendimento di conoscenze specifiche. L’unico contro che trovo è che purtroppo duri solamente un anno.
Teresa, la custode dell’Acqua
Inizialmente, quando mi è stato chiesto di parlare della mia esperienza di servizio civile, non sapevo cosa scrivere. Non perché non avessi nulla da raccontare, ma perché non sapevo di preciso da dove cominciare. Per me, questa, è la prima esperienza dopo la scuola, la prima in cui – dopo la formazione – venga trattata dai miei colleghi in modo paritario e in cui mi vengano assegnante delle vere responsabilità, dandomi piena fiducia, la prima che abbia veramente a che fare con il mio campo di interessi, ma soprattutto con il percorso di studi per cui ho così a lungo faticato. E non mi poteva capitare posto migliore che il CeVI – Centro di Volontariato Internazionale di Udine. Le attività che ho svolto finora sono state le più varie: dall’organizzazione di seminari e convegni sull’Acqua – che hanno visto la presenza di relatori illustri a livello internazionale, come ad esempio le celebrazioni in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua lo scorso marzo -, alla gestione ed editing costante della pagina web e dei canali social sullo stesso argomento, scoprendo in me una vena da giornalista e informatica alle prime armi, dall’organizzazione e realizzazione di percorsi formativi nelle scuole con ragazzi di tutte le età, all’elaborazione di un concorso fotografico che ha raccolto gli scatti di fotografi amatoriali e professionisti provenienti da ogni angolo della regione Friuli Venezia Giulia e molto altro ancora. Ultimo, ma non per importanza, sono stata coinvolta fin dai suoi primi passi in un importante progetto finanziato dall’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo – AICS, dal titolo “Le città e la gestione sostenibile dell’acqua e delle risorse naturali”: i percorsi di formazione per alluni e insegnanti, la campagna di comunicazione, i workshop, i seminari e gli incontri pubblici saranno solo alcune delle attività che mi terranno costantemente impegnata nei prossimi mesi. Sembra tutto rose e fiori, ma nonostante tutto, questi primi sei mesi per me sono stati anche un vortice di emozioni: dalla paura costante di sbagliare, al rancore verso i colleghi più capaci o arroganti di me, dalla soddisfazione per un lavoro ben riuscito, al sentirmi inutile nei momenti in cui avrei voluto essere d’aiuto, ma sapevo di non poterlo fare. Questi mesi si possono sicuramente racchiudere in una parola: genuinità. Sono fiduciosa che il meglio debba ancora venire!
Conoscere noi stessi: l’esperienza di servizio civile con il GMA a Montagnana
Noi siamo Alberto, Arianna, Maryam e Valentina, quattro ragazzi che hanno scelto di svolgere un anno di Servizio Civile in una ONG, in una scuola superiore e in una comunità per minori da una parte, e dall’altra con seminari sul diritto all’Acqua. Stiamo lavorando a due progetti diversi: “Animare territori solidali coi minori” e “Animazione territoriale sull’acqua diritto di tutti e contro gli sprechi”. Nonostante siano diversi, ci troviamo a svolgere delle attività insieme e in questo modo riusciamo a confrontarci. La possibilità di metterci alla prova, sperimentare e conoscere noi stessi è ciò che ci ha spinto a partecipare a questa esperienza. Questo percorso ci permette di capire i nostri limiti, mancanze e punti di forza. Le aspettative di ognuno di noi ci hanno accompagnato e alle volte anche spaventato, ma il fatto di essere insieme e poterci aiutare e ascoltare ci ha aiutato molto. Stiamo vivendo questa esperienza con grande soddisfazione, potendo confrontarci con contesti e persone diverse da quelle della nostra routine. Le difficoltà però non mancano. Molte volte non ci sentiamo all’altezza e i compiti che ci assegnano sembrano più grandi di noi. Inoltre è difficile far coincidere gli orari di servizio con il tempo dedicato allo studio, ad un altro lavoro, o addirittura all’accudimento di una figlia. La stanchezza a volte si fa sentire. Nulla di impossibile, ma inizialmente gestire il tutto ha richiesto il doppio dello sforzo. Il fatto di non essere soli, la possibilità di creare e seguire progetti scelti da noi ci aiuta a superare i momenti di difficoltà e accresce la nostra voglia di metterci in gioco. Tra di noi si è creato un bel legame e ogni giorno, ininterrottamente, avviene uno scambio di esperienze, vissuto e idee. Frequentiamo ambienti di servizio civile in cui cresciamo attraverso prove ed errori, e ci rapportiamo con realtà diverse dalla nostra. Stare a contatto con i minori, anche con disabilità, o che non parlano correntemente l’Italiano, ci permette di acquisire maggiori capacità di ascolto, sperimentare metodi alternativi di comunicazione che vanno oltre la lingua ed entrare in empatia con loro. Tra di noi c’è Maryam, una ragazza Nigeriana che grazie a questa opportunità ha la possibilità di migliorare il proprio Italiano e condividere la propria storia, cultura e origini. Tante sono state le emozioni di cui ci siamo fatti carico: gioia, stanchezza, divertimento, senso di inadeguatezza, ispirazione e curiosità per realtà che non conoscevamo. Mancano 4 mesi alla conclusione, e non sappiamo bene descrivere come ci sentiamo: sicuramente felici di aver intrapreso questo percorso insieme e aver creato un legame forte. Siamo quattro persone molto diverse che probabilmente non si sarebbero mai incontrate in altre circostanze. Quest’occasione si è rivelata essere proprio una bella sorpresa!
Noemi e la sua seconda famiglia
Mi chiamo Noemi Tartaglino, ho 22 anni.
Il servizio civile è un’esperienza formativa e di grande crescita personale.
Ho imparato a comunicare con gli altri e ho ampliato le mie aspettative.
Ho guadagnato e appreso tante belle nozioni e ricordi che spero non mi abbandoneranno mai.
In questa associazione io mi sento a casa, i ragazzi e Nunzia sono diventati la mia seconda famiglia.
Sarà che sono una persona ansiosa ma sto già pensando che siamo a luglio e questo percorso avrà una fine a breve. E sarà strano per me non svegliarmi la mattina presto, non prendere 4 mezzi di trasporti pubblici, non addormentarmi nella cumana e non chiamare i ragazzi per farmi venire a prendere alla stazione.
Sono una persona nostalgica, ma in questo percorso ci ho messo il cuore e la testa. Ribadisco che il servizio civile è un’esperienza da provare, dovrebbero avere tutti l’occasione di parteciparvi.
L’entusiasmo di Angelo contro gli “sprechi d’acqua”
A valle di questa esperienza posso dire con certezza che consiglierò il servizio civile a tutti i miei amici. È stata la mia prima esperienza e anche se non ne ho avute altre, sono sicuro che sarà la più bella, interessante, gratificante e perché no, anche divertente, della mia vita.
Lavorare e impegnarsi sul tema ‘sprechi d’acqua’, cercare di far capire ai ragazzi nelle scuole che l’acqua non è un bene illimitato, come spesso si crede, mi ha fatto sentire davvero gratificato. Ho sentito per la prima volta di avere uno scopo davvero importante.
Posso dire, per finire, che il servizio civile ha un lato negativo… che dura solo un anno!
Pierfrancesco consiglia il Servizio Civile Universale
Quest’anno di Servizio Civile è stato importante nella mia vita, in quanto mi ha consentito di migliorare quelle che sono le mie competenze lavorative in singolo e in gruppo. Il servizio civile è una sorta di formazione di vita che insegna a non dare per scontato quelle piccole cose che ognuno di noi potrebbe reputare come “normali” o “scontate” nella propria quotidianità. A tutto ciò si aggiunge una totale serenità lavorativa dovuta al clima “familiare” che si crea, sia tra noi volontari sia con i nostri responsabili OLP. Molto importante è stato il progetto EaS (Educazione allo Sviluppo), che il GMA svolge nelle scuole, mirato a sensibilizzare i giovani (e noi volontari in primis) su temi come la solidarietà, la cooperazione e il non spreco. Consiglio vivamente a chiunque di intraprendere questa nuova esperienza per due motivi:
– per aprirsi a nuove concezioni di vita, che soprattutto alla nostra giovane età, ci sono completamente estranee;
– perché rappresenta un atto di amore e di solidarietà verso gli altri, un impegno per gli altri, una forma di aiuto a chi vive in disagio o ha minori opportunità.
Manuel e il gioco di squadra
Quest’anno di Servizio Civile mi ha dato la possibilità di mettermi in gioco e approcciarmi per la prima volta al mondo del lavoro, mi ha fatto crescere, responsabilizzare, mi ha reso più sicuro di me e mi ha insegnato cosa vuol dire “gioco di squadra”. È un percorso che mi ha arricchito sia dal punto di vista umano, dato che ho avuto la possibilità di confrontarmi e cooperare con nuove persone e realtà, sia dal punto di vista professionale, apprendendo nuove competenze. Posso affermare che per me è diventata una seconda famiglia, lavorando in un ambiente privo di tensioni, nel quale tutti collaborano e sono pronti a porgerti la mano. Molto importante è stato il progetto EaS (Educazione allo Sviluppo), che il GMA svolge nelle scuole, mirato a sensibilizzare i giovani (e noi volontari in primis) su temi come la solidarietà, la cooperazione e il non spreco.
Infine, posso affermare che il servizio civile è un’esperienza assolutamente da provare e che consiglierei di fare a tutti, soprattutto per distaccarsi dalla quotidianità “materiale” e affacciarsi su un mondo ricco di diverse realtà, magari in difficoltà e per le quali, anche se in piccolo, possiamo fare la nostra parte.
L’impegno civile di Abramo
Salve a tutti, mi chiamo Abramo Francesconi, sono un volontario del Servizio Civile Nazionale e cercherò di raccontarvi nel modo più fedele e sintetico la mia esperienza come volontario al CReA Onlus, l’associazione di riferimento presso la quale sto svolgendo le attività di servizio civile sul territorio di Carchitti, Palestrina (RM).
Ho iniziato questo percorso di 12 mesi a Dicembre 2018 e per un primo periodo, superata la bellissima esperienza di formazione generale a Roma, ho “sofferto” la fase di orientamento alle attività in sede CReA. Entrare nei meccanismi di scrittura di un progetto, acquisire le terminologie specifiche, conoscere le prassi da seguire e le tempistiche da rispettare sono tutti aspetti del lavoro di un’ONG che ignoravo e che inizialmente non trovavo particolarmente esaltanti. E’ stato con l’inizio dei laboratori nelle scuole che ho avuto modo di apprezzare il lavoro che c’è dietro queste attività pratiche, soprattutto negli ambienti scolastici con situazioni più critiche. L’esperienza nelle scuole mi ha lasciato davvero tanto. Le difficoltà nel gestire ragazzi e ragazze delle medie, l’entusiasmo esplosivo delle elementari, la collaborazione con le maestre e le famiglie del territorio, sono state per me esperienze molto stimolanti grazie alle quali ho avuto modo di riscoprirmi e di rivedere il mio ruolo all’interno di un contesto civile.
Di difficoltà ce ne sono state e molte continueranno ad esserci, anche se alcune spero ancora per poco come la difficoltà logistica degli spostamenti quando non si ha la patente, comunque qualsiasi problematica è stata affrontata e superata anche grazie al rapporto di apertura e amicizia che si è creato in sede che è uno dei punti che mi ha dato maggiore forza e sostegno e per il quale mi ritengo fortunato.
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