La capitana della Sea Watch 3 ha garantito la sicurezza delle vite salvate in mare: che il Governo protegga e sostenga chi lavora per difendere la dignità umana.
La rete “In Difesa Di – Per i diritti umani e chi li difende” esprime la sua grave preoccupazione per i provvedimenti giudiziari, gli attacchi verbali di stampo sessista, e la campagna d’odio e di delegittimazione nei confronti della difensora dei diritti umani Carola Rackete e dell’equipaggio della nave umanitaria Sea Watch 3.
Dopo le indagini giudiziarie nei confronti delle Ong Jugend Rettet, Proactiva Open Arms e Mediterranea, il caso della Sea Watch 3 rappresenta l’ultimo esempio del fenomeno di criminalizzazione della solidarietà denunciato dalla rete In Difesa Di negli ultimi due anni, e che ha sollevato forti preoccupazioni anche da parte di diversi Relatori Speciali delle Nazioni Unite e di numerose organizzazioni internazionali per i diritti umani.
La criminalizzazione inoltre si inserisce in un contesto di continui attacchi verbali (spesso di deprecabile stampo sessista e con incitazione all’odio e alla violenza), stigmatizzazione e diffamazione nei confronti dei difensori dei diritti dei migranti, sia da parte di privati cittadini che da parte di massimi rappresentanti delle istituzioni e dei media mainstream.
“In un contesto in cui difendere i diritti umani è quasi considerato una colpa o addirittura un crimine, è fondamentale unire le nostre forze e schierarci con chi decide di assumere il rischio e il dovere di restare umano, come Carola o come l’equipaggio di Jugend Rettet, di SeaWatch o di Mare Ionio”, ha dichiarato Francesco Martone, portavoce della rete In Difesa Di. “Si tratta di potenti gesti di umanità, di rifiuto verso un’ingiustizia, di difesa delle dignità umana: Carola ha tutta la nostra solidarietà e il nostro supporto”.
Rackete è una difensora dei diritti umani e come tale deve essere sostenuta e protetta dal Governo italiano, che dovrebbe garantirle la possibilità di portare avanti il suo lavoro senza paura di ritorsioni e senza criminalizzarla. Attaccare chi difende i diritti dei migranti è infatti un’aperta violazione dei principi della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, nonché delle linee guida OSCE e dell’Unione Europea sugli human rights defenders che l’Italia – in quanto Paese membro – è tenuta a rispettare.
Nel 2017, inoltre, la Camera aveva approvato una Risoluzione proprio sul tema dei difensori dei diritti umani e nel 2018, al momento di presentare la candidatura al seggio del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, l’Italia aveva inserito tra le sue priorità il sostegno ai difensori e alle difensore dei diritti umani.
La rete In Difesa Di esprime inoltre forte preoccupazione per le conseguenze del decreto Salvini bis, che prevede un inasprimento delle pene verso le persone che difendono i diritti dei migranti e le Ong impegnate in operazioni di salvataggio in mare, oltre a introdurre gravi limitazioni alla libertà d’espressione e di manifestazione.
Anche vari esperti delle Nazioni Unite – tra cui il Relatore Speciale Michel Forst – avevano chiesto al Governo italiano di non approvare il decreto, dichiarando – in una nota pubblicata nel maggio 2019 – che questo “rappresentava un ulteriore tentativo politico di criminalizzare operatori umanitari che si dedicano a prestare dei servizi per salvare la vita delle persone e per difendere la dignità umana”. I Relatori ONU avevano inoltre aggiunto che il tipo di retorica che accompagnava queste direttive politiche “avrebbe ulteriormente esacerbato il clima di odio e xenofobia”. A novembre dello scorso anno i Relatori Speciali inviarono anche una comunicazione sul caso Diciotti e sulla criminalizzazione della solidarietà.
La rete “In Difesa Di – Per i diritti umani e chi li difende” esprime il massimo sostegno e solidarietà a tutti i difensori e le difensore dei diritti dei migranti che stanno affrontando grandi rischi per salvare vite umane. Continueremo a sostenerli e a offrire loro il nostro supporto. Esortiamo inoltre il Governo italiano a rispettare le linee guida OSCE, quelle dell’Unione Europea, e le Raccomandazioni delle Nazioni Unite sul tema dei difensori dei diritti umani.
IN DIFESA DI – PER I DIRITTI UMANI E CHI LI DIFENDE
“In Difesa Di – per i diritti umani e chi li difende” è una rete di oltre 40 organizzazioni e associazioni italiane che hanno deciso di unire le proprie forze e competenze per aprire in Italia uno spazio di riflessione e di azione sulla questione dei Difensori/e dei Diritti Umani, e chiedere al Governo, al Parlamento e agli enti locali di impegnarsi per la loro tutela e protezione.
La rete “In Difesa Di – per i diritti umani e chi li difende” è composta da:
AIDOS, Amnesty International Italia, AOI, ARCI, ARCS, Associazione Antigone, Associazione Articolo 21, A Sud, Centro di Ateneo per i Diritti Umani – Università di Padova, Centro Documentazione Conflitti Ambientali (CDCA), CISDA, Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, Comune-info, CGIL, Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos, COSPE, Cultura è Libertà, Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco, Giuristi Democratici, Greenpeace Italia, Legambiente, Libera-Associazione Nomi e Numeri contro le mafie, Lunaria, Mani Tese, Movimento Nonviolento, Non c’è Pace senza Giustizia, Operazione Colomba – Comunità Papa Giovanni XXIII, Radicali Italiani, Rete italiana di solidarietà Colombia vive, Rete per la Pace, Servizio Civile Internazionale, Survival International, Terra Nuova, Progetto Endangered Lawyers/Avvocati Minacciati, Unione Camere Penali Italiane, Un ponte per…, Yaku. Sostengono la rete: Peace Brigades International Italia e Centro Studi Difesa Civile.
Per ulteriori info: www.indifesadi.org
Immagine in evidenza: www.indifesadi.org
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Source: Cipsi