Appello alla Commissione europea ed al Parlamento europeo
Sembra impensabile, eppure la Turchia ha interrotto la fornitura di acqua nel nord della Siria. Una violenza contro il diritto alla vita di più di mezzo milione di esseri umani.
La denuncia viene dall’ONU e dall’UNICEF, ma non possono fare niente. Le istituzioni dell’ONU non hanno alcun potere in casi simili. L’Unione europea, invece, può intervenire se c’è la volontà politica dei suoi dirigenti. La Commissione europea deve formalmente e decisamente intervenire domandando alla Turchia di ripristinare immediatamente la fornitura d’acqua e dichiararsi pronta, in caso di non ripristino, a prendere le misure economiche e politiche. necessarie ed opportune . Dal canto suo, il Parlamento europeo deve adottare una risoluzione chiedendo alla Turchia la riattivazione della fornitura d’acqua ed alla Commissione europea d’intervenire rapidamente in materia in sostegno delle popolazioni siriane vittime di siffatta violenza da parte di un altro Stato.
La denuncia dell’UNICEF:
Nel fine settimana la Turchia, per la terza volta nel giro di poche settimane, ha tolto dalla rete la centrale idrica di Elok (Allouk) a est di Serêkaniyê (Ras al-Ain) e con questo interrotto la fornitura idrica a Hesekê. Oltre mezzo milione di persone vivono nell’area di Hesekê e nel mezzo della crisi della pandemia da Covid-19 non hanno accesso all’acqua. Lo Stato turco usa l’acqua sistematicamente come arma di guerra, violando le convenzioni internazionali. Secondo i dati dell’ONU l’attuale interruzione è solo una delle molte dell’ultimo periodo. In particolare, l’interruzione della fornitura idrica aggrava la situazione dei profughi interni. Le Nazioni Unite ammoniscono che le persone sono costrette a ricorrere a fonti di acqua sporca. “L’UNICEF e i suoi partner sostengono le famiglie nella città di al-Hassakeh (Hesekê) e nei campi profughi con trasporti di acqua, ma questo a stento copre il fabbisogno minimo”, ha affermato inoltre Equiza.
Nessun bambino dovrebbe vivere, anche un solo giorno, senza acqua sicura. L’acqua pulita e la possibilità di lavarsi le mani salvano la vita. Acqua e centrali idriche non devono essere usati per scopi militari o politici ‒ “se si fa questo, i bambini sono coloro che ne soffrono per primi e maggiormente” ammonisce Equiza.
Il virus minaccia la vita nelle zone di conflitto. I più deboli ‒ donne e bambini, persone con disabilità, esclusi e scacciati ‒ pagano il prezzo più alto e sono anche quelli più a rischi di subire perdite devastanti da Covid-19. L’infuriare del virus mostra la stoltezza della guerra.
Fonte: ANF
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