DISTANZE DIVERSE
Non ho mai visto una città così desolata… forse il mio paesino il 15 d’agosto.
Da quando sono qui ho sempre visto queste strade stracolme di gente, persone che andavano al mercato, a lavoro, i bambini a scuola, ma anche i bambini e i loro genitori che cercano di vendere i loro prodotti per avere qualcosa sotto i denti la sera.
Sono le quattro e mezza di pomeriggio e per strada non c’è nessuno, solo qualche famiglia che ci vive e non può andare altrove o chi vende le ultime baguette di pane del giorno.
Si sono tutti riversati per strada la mattina, cercando di comprare tutto il possibile per la giornata, non capendo che così è peggio. La paura in certe persone ha preso il sopravvento. Ora quando camminiamo per strada ci guardano con occhi di disprezzo, ma alla fine dei conti hanno pure ragione, perché è colpa nostra se lui è arrivato qui, se migliaia di persone sono in pericolo, come se qui la situazione non fosse già critica.
È un mese che disfiamo e rifacciamo le valige, non capendo cosa sarà di noi, dei bambini, dei progetti e del nostro anno. Quei bambini che fin dal primo giorno ci hanno guardato con occhi stracolmi di gioia. A due mesi di distanza da quando li abbiamo conosciuti, mi viene il magone solo a pensare che dobbiamo lasciare tutto questo, tutta questa realtà che anche se diversa dalla nostra, sa essere crudele e meravigliosa allo stesso tempo.
Agata Cantaroni (Progetto;“Il diritto alla salute in Madagascar: una frontiera da conquistare”, Madagascar)
SOMEWHERE OVER THE RAIMBOW
Quando un mese e mezzo fa abbiamo proposto a questa bellissima mamma, educatrice del centro Miaraka, di truccare il suo pancione, non pensavo sarebbe andata così. Una cosa un po’ improvvisata, decisa la sera prima e prima della 30esima settimana, che solitamente aspetto per poter disegnare. L’idea è nata, però, perché non sapevamo quanto ancora saremmo rimasti qui.
Entrambe in mascherina, amuchina prima e dopo, un disegno non propriamente scelto da lei, ma che possa unirsi ai messaggi di speranza lanciati nel resto del mondo. In questo momento che sembra un limbo, che ha sospeso il nostro tempo, i nostri mille progetti, i nostri legami.
Oggi ho realizzato un sogno che avevo da tanto: colorare una pancia “colorata” in Africa, circondata da occhietti scuri, luminosi e pieni di curiosità. È vero, non è così che lo avevo immaginato… ma è stato assolutamente perfetto.
Non pensavo che questa esperienza sarebbe stata turbata così, dopo meno di due mesi. Non possiamo sapere come evolverà la situazione e cosa verrà deciso riguardo il nostro servizio. Non possiamo sapere se andrà davvero tutto bene, in particolare per questi bambini e per questo paese, ma sappiamo che, comunque andrà, potremo essere lontani, ma mai distanti… che qualsiasi cosa succeda saremo, sempre, “MIARAKA”.
Elisa Dachena (Progetto:“Il diritto alla salute in Madagascar: una frontiera da conquistare”, Madagascar)
Questo è un video di quella giornata che ci regala Agata Cantaroni: https://drive.google.com/file/d/1pORp0AGrNzKJ3bknqVcuET3lWRtQBrGU/view
NUOVE PROSPETTIVE
È già da due settimane che siamo tutti chiusi in casa.
Io mi sento molto fortunata perché la casa dove vivo si trova immersa in uno scenario da fiaba. E oggi lo è ancor di più, perché a darmi il buongiorno stamattina è stata una fitta nevicata che ha avvolto tutto il paesaggio, già di suo molto bello, in un fantastico e surreale candore.
Surreale è anche tutta questa situazione di fermo che stiamo vivendo, con i limiti imposti dall’emergenza sanitaria in atto, limiti che però stanno facendo scoprire nuovi scenari dentro le case e dentro i cuori dei cittadini. La natura fuori di qui si rivela con semplicità, quasi stesse attendendo anch’essa questo prezioso momento per uscire indisturbata e incuriosita ad esplorare finalmente il mondo degli umani. Delfini, capre, e ogni altro genere di animale che prima non osava passeggiare nei territori limitrofi a quelli abitati dall’uomo, adesso si sta facendo avanti ed è semplicemente fantastico ammirarli da lontano, sentire che altri animali sono lì presenti, quasi a fare il tifo assieme a tutti noi, a confortarci che andrà tutto bene, e quando tutto questo finirà il nostro pianeta Terra sarà migliore di prima.
Questa non è solo un’emergenza sanitaria, è un’emergenza che porta con sé un messaggio per tutti gli esseri viventi e in particolare per noi esseri umani, un preziosissimo dono di Dio, perché ci sta facendo riscoprire tante cose, in primis il valore sacro della vita, della relazione umana e dell’interdipendenza globale, che prima avevamo dato troppo per scontato. Mai come in questo periodo la relazione è diventata il centro della vita dell’uomo. Prima di uscire oggi ci pensiamo molte volte. Non c’è più solo il nostro esuberante “IO”, ma anche la responsabilità per ogni altra persona che sta lì fuori e accanto a noi. Ci sentiamo tutti più spesso, facciamo videochiamate con persone che prima magari sentivamo molto poco, infittiamo le relazioni importanti e recuperiamo i rapporti lasciati in sospeso. Meditiamo e preghiamo, facciamo sport in casa e attorno alla casa come mai prima, curiamo il corpo e gli spazi. Dedichiamo tempo alla cucina, mangiando in modo più salutare e soprattutto dedichiamo spazio e tempo a noi stessi, a quello che di profondo ci abita. Finalmente ci ascoltiamo dentro e quasi ci sembra più facile ascoltare gli altri, anche in quelle relazioni che prima ci apparivano più ostili e difficili.
Migliaia di medici in pensione, infermieri, operatori sanitari e volontari sono in prima linea perché hanno scelto con eroico coraggio di aiutare fino in fondo gli altri, proprio ora che questo per loro significa dover sacrificare il proprio tempo e la propria energia rischiando la vita in ogni momento, consapevoli che sarà il dono più grande per gli altri e per sé stessi. Tutto questo dà un senso più grande alla vita, un senso che ci oltrepassa, che parte da noi per incontrare gli altri e camminare insieme verso un futuro migliore per tutti, al di là di tutti i limiti, i contagiati, le perdite e tutto il blocco economico e sociale. Spero davvero che quando tutto questo finirà, saremo finalmente un’unica famiglia umana capace di vera solidarietà, perché magari avremo radicata nei cuori quell’antica consapevolezza di essere ciascuno accanto all’altro, preziosamente legati come tasselli di un unico mosaico in cui persino i suoi vuoti, se valorizzati, donano al tutto una luce immensa.
Lucia Smeralda
Campo
(Progetto: “Promuovere la cittadinanza globale dei giovani”, Italia)
L’articolo Raccontare il vivere al tempo del coronavirus (2) sembra essere il primo su Solidarietà e Cooperazione CIPSI.
Source: Cipsi