di Carlo Sansonetti, presidente di “Sulla Strada“
Se, nella nostra immaginazione, arrivassimo in un paese o una città dove, ogni giorno, vedessimo tutti gli adulti giocare dalla mattina alla sera, senza mai andare a lavorare, ne avremmo certo una sorpresa mista a un senso di amarezza, di ribrezzo e anche di sconfitta del senso della responsabilità. Cosa dobbiamo pensare allora quando, nella realtà, si arriva in paesi dove è regola che tutte le bambine e tutti i bambini, invece di giocare e di andare a scuola, lavorano tutti i giorni, tutto il giorno? Non avremmo forse una sorpresa mista a un senso di amarezza, di raccapriccio e di ribellione per la sconfitta dell’ingenuità, della semplicità e del bisogno di imparare di quelle bambine e di quei bambini? È proprio quello che ci è successo più di venti anni fa arrivando al villaggio de La Granadilla, in Guatemala. Per questo non siamo rimasti con le mani in mano, ma da allora ci siamo impegnati – e continuiamo ostinatamente a farlo! – per liberare quelle bambine e quei bambini dai meccanismi perversi delle logiche del Mercato, che li costringono ad un lavoro coatto con la polvere da sparo.
Il lavoro è roba da adulti, non da bambini, perché il lavoro è una grande responsabilità: con esso non soltanto si portano i soldi per la vita della propria famiglia, ma si apportano anche valori, novità, risorse ed elementi per far crescere l’umanità tutta.
Il capitalismo, che bada soltanto ai soldi, è il nemico assoluto della coscienza che il lavoro è la grande responsabilità di far crescere non solo se stessi, la propria azienda, la propria famiglia o la propria nazione, ma proprio l’intera umanità.
Di questa coscienza i bambini non possono (né debbono) essere ancora caricati!
Per questo dico che il lavoro è roba da adulti, infatti solo gli adulti hanno avuto l’opportunità, nel tempo, di far crescere la propria coscienza in quella direzione. Solo svolgendo il lavoro con questa coscienza arriveremo presto a distruggere i meccanismi perversi che fanno del Mercato del lavoro un ingranaggio che stritola l’essere umano per aumentare il capitale e a fare del lavoro quello che realmente è: partecipazione alla grande opera di creare un’unica umanità.
Nella loro identità più profonda, infatti, gli esseri umani non sono individui scollegati tra di loro che si realizzano ciascuno per conto proprio, ma sono popolo. Essi si realizzano pienamente solo quando diventano tutti una sola umanità.
Non forziamo perciò i bambini ad avere questa coscienza, lasciamoli essere quello che sono: leggerezza e bellezza della vita, a cui noi dobbiamo guardare per tendere e arrivare ad esse, da adulti, attraverso quel lavoro che libera dalle schiavitù e dalla tristezza.
L’articolo 12 giugno: Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile sembra essere il primo su Solidarietà e Cooperazione CIPSI.