I beneficiari diretti dell’iniziativa sono i pazienti malati di Hansen in particolare gli anziani, i bambini e gli adolescenti (350 persone) oltre ai figli dei pazienti di Hansen, che convivono con loro nell’ospedale e che superano le 400 unità.
I beneficiari indiretti invece sono gli abitanti dell’intero villaggio che vivono nei dintorni dell’ospedale e che dipendono per tutti i servizi sociali dallo stesso ospedale, in totale sono oltre 3000 le persone coinvolte.
OBIETTIVO GENERALE
Migliorare la qualità di vita dei lebbrosi attraverso: l’integrazione sociale tra il personale delle diverse aree e settori ed i pazienti, nonché modificare i comportamenti di confinamento e marginalità mediante delle attività di ricreazione e uscite.
DESCRIZIONE DELL’AZIONE
L’Ospedale Sommer ha sempre portato avanti l’organizzazione e gestione dei propri programmi socio sanitari in maniera autonoma con fondi del Ministero della Sanità della Nazione Argentina, ma purtroppo con l’arrivo della grande crisi che ha colpito l’Argentina agli inizi del 2002 molti servizi sono stati soppressi ed altri hanno ricevuto fondi molto limitati. A questo va aggiunto l’arrivo di altre malattie come l’AIDS che hanno ancora di più limitato i fondi di gestione ed organizzazione sociale, destinati ai malati di Lebbra ed ai loro congiunti.
Lungo gli anni la vita di questa comunità all’interno dell’ospedale è cambiata in modo drammatico, mostrando da una parte l’invecchiamento della popolazione, con tutta la problematica che ciò comporta, con gli handicap propri della vecchiaia, e con quelli provocati da una malattia che è stata crudele con coloro che l’hanno subita da giovani e prima dell’attuale terapia.
Ma sono anche arrivati gli eredi di questa comunità: i bambini, ed i giovani, che sono cresciuti influenzati dalla vergogna, dallo sradicamento, dai pregiudizi, ma anche con la ribellione prodotta dalla propria realtà.
L’ospedale fu creato per curare dei malati di lebbra secondo la scienza medica tradizionale, meno integrale di com’è attualmente. Le specialità mediche si occupavano di curare le loro complicazioni fisiche dentro dell’Ospedale, di controllare ogni deviazione che potesse alterare la loro vita, cercando di convincere i pazienti, nel miglior modo che si poteva, di accettare la loro sorte senza lamentarsi.
L’aver capito che la malattia non era una punizione divina, che le cure generavano delle speranze ed aspettative nuove, che la vita offriva delle nuove ed inaspettate promesse, che avevano dei diritti e che potevano esercitarli, insomma che, anche se impregnati dai tabù dai quali erano stati accompagnati durante tutta la loro vita, c’era un’altra vita per loro, incominciò a produrre dei cambiamenti e soprattutto dei bisogni inaspettati, e che l’ospedale era impreparato per affrontare.
Tuttavia, l’evoluzione della medicina in generale, nonostante l’irruzione prepotente della tecnologia, produsse come contropartita un ritorno al concetto di prevenzione e quindi anche l’ospedale incominciò a cambiare alcuni comportamenti come conseguenza della realtà stessa.
In questo decennio la direzione dell’ospedale oltre agli aspetti puramente sanitari della malattia, ha messo a punto una serie di interventi diretti all’assistenza sociale, basandosi esclusivamente sul lavoro dei volontari e dei fondi che in maniera sporadica arrivavano da piccole donazioni di privati nazionali e internazionali. I capitoli di principale interesse dell’ospedale sono:
Potenziamento e sviluppo delle attività ricreative dei giovani e adolescenti per un inserimento adeguato, in particolare educazione, sport e lavoro. Promuovere attività di carattere sociale atte all’inter-generazione, all’inter- instituzione, e all’integrazione e socializzazione comunitaria (eventi sportivi, feste, tornei, gite, ecc. ecc.).
Problemi sociali legati alla marginalità giovanile e modificarne abitudini e graduale inserimento nel tessuto sociale (droga, delinquenza e prostituzione) Potenziamento e sviluppo delle attività ricreative dei malati anziani di lebbra come terapia per migliorarne le loro condizioni di vita.