di Lorenzo Becchetti (su Avvenire)
Il Rapporto mondiale sulla Felicità inserisce la gratuità tra i sette fattori che spiegano il 75% delle differenze di soddisfazione di vita tra Paesi nel mondo. Non ne siamo pienamente consapevoli, ma la gratuità è come l’ossigeno. Senza di essa non possiamo vivere. Anche per tutti coloro che sono maggiormente protesi verso carriera, onori e guadagni, la vita senza un po’ di gratuità per una causa che abbia senso diventa invivibile e impossibile.
Per questo oltre a tante persone semplici di ogni fascia d’età, anche il grande professionista o manager sente spesso l’esigenza di donare alcune ore del proprio lavoro in forma gratuita e tanti esperti nei mesi dell’emergenza acuta per Covid-19 hanno prestato gratuitamente la loro opera nelle varie task force nazionali e regionali. L’aspirazione a realizzare forme di gratuità di ciascuno di noi si genera e sviluppa naturalmente nella famiglia dove nasciamo (e questo accade sempre per un dono), ma da lì deborda e va naturalmente oltre sino a diventare un motore decisivo della vita sociale ed economica.
Quando un progetto della Johns Hopkins University si è proposto nel 2004 di calcolare il valore del lavoro volontario in 37 dei maggiori Paesi del mondo (moltiplicando essenzialmente le ore di volontariato per il valore ombra della prestazione realizzata), ci si è accorti che il contributo dei volontari equivaleva a quello di 20,8 milioni lavoratori a tempo pieno e a una somma di 400 miliardi di dollari. Il finanziamento del Servizio civile universale (che non è uno stipendio, ma un rimborso spese per i giovani che decidono di dedicare il loro tempo per una causa di bene comune e per le organizzazioni che li accolgono) è una grande opportunità per il governo di attingere ai giacimenti di gratuità di cui è ricco il nostro Paese. Tra il 2018 e il 2019 circa 80.000 giovani hanno fatto domanda per il Servizio civile ma hanno ricevuto risposta negativa per la scarsità di posti messi a bando.
Eppure dell’entusiasmo, delle energie e della voglia di dare una mano di questi giovani avremmo enorme bisogno in tutti quegli ambiti dove l’intervento pubblico e le organizzazioni non profit non ce la fanno a soddisfare bisogni ed emergenze crescenti. Le attività potenziali di impiego di giovani del Servizio civile sono innumerevoli. Durante la fase acuta della pandemia abbiamo apprezzato i volontari delle ambulanze e i giovani che hanno dato una mano agli anziani soli portando a casa la spesa rendendo meno duro il lockdown. Più in generale sono innumerevoli gli ambiti della cura delle relazioni e dell’erogazione di beni e servizi sociali, come la sanità e l’assistenza, appunto, ad anziani e categorie svantaggiate, dove il ruolo dei giovani del Servizio civile è fondamentale. Diciamo spesso, come economisti civili, che il ruolo migliore le istituzioni lo giocano quando sanno diventare ‘levatrici’ delle energie della società civile.
A proposito di Servizio civile qualcosa è stato fatto in questo senso ma forse non abbastanza vista la sensibilità manifestata degli esponenti di questo governo in replica all’appello pubblicato il 7 aprile scorso su queste pagine, dove da mesi si va sviluppando un denso e articolato dibattito. Appena due giorni fa, sempre su ‘Avvenire’, un secondo appello è tornato a incalzare il governo con un numero più che raddoppiato di firme di uomini e donne d’impresa, di intellettuali e di colleghi accademici. Il decreto legge ‘Rilancio’ del 19 maggio 2020 prevede infatti (all’art. 15) appena 20 milioni in più per il fondo del Servizio civile universale mettendo, dunque, sul piatto solo il 15% delle risorse necessarie a soddisfare la domanda aggiuntiva di 4.000 volontari. Questa somma si aggiunge ai 140 milioni già stanziati in Legge di Bilancio (3 anni fa lo stanziamento era superiore ai 230 milioni) che consentono di prevedere l’invio in servizio di meno di 30mila giovani concittadini. La proposta di rilancio della Rappresentanza nazionale dei Volontari e di organizzazioni importanti del sociale come la Caritas e il Forum nazionale del Servizio civile di personalità della cultura e della società civile è dunque preziosa.
E indica la via dell’approvazione dei concreti progetti di impiego presentati dalle organizzazioni e del raddoppio del numero dei volontari in Servizio civile per rispondere pienamente alla domanda. Si stima che un giovane che fa Servizio civile ‘costi’ circa 5.500 euro allo Stato. Ma abbiamo provato a calcolare quanto ‘rende’ quell’opera in modo diretto (sostituendo in valore servizi sociali che non sarebbero stati resi) e indiretto (contribuendo ad arricchire motivazioni, passioni, senso civico, capitale sociale e intraprendenza futura dei nostri giovani)? E di quanto contribuisce a migliorare l’immagine e la capacità effettiva del nostro Paese di far fronte alle emergenze sociali? Investire qualche risorsa in più in questa direzione, formare a una cittadinanza piena e collaborativa, è molto probabilmente un’impresa ad alto moltiplicatore (economico, sociale e politico) che ci aiuta a muovere verso quella “transizione giusta” che è la direzione obbligata del nostro futuro.
Fonte: Avvenire
L’articolo Da Avvenire: la gratuità è come l’ossigeno. Più Servizio civile adesso, è l’occasione sembra essere il primo su Solidarietà e Cooperazione CIPSI.
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