Con il ritiro dell’emendamento Bonomo al decreto Rilancio, la maggioranza che sostiene il Conte bis di fatto archivia l’idea di un servizio civile davvero universale, malgrado impegni e promesse mai rispettate. A partire da quelle del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e del ministro per le Politiche Giovanili Vincenzo Spadafora
Sono stati 3.200 i volontari in servizio civile, che in tutta l’emergenza Covid non hanno mai cessato le attività in interventi direttamente connessi alla gestione dell’emergenza. Ad aprile sono poi rientrati in servizio altri 20mila giovani molti dei quali impegnati in attività di assistenza alle persone anziane e ai soggetti più fragili per supportarli quotidianamente nelle settimane del lockdown. Allora il ministro per le Politiche giovani con delega al Terzo settore Vincenza Spadafora spiegava: i volontari del servizio civile sono alle prese con la consegna della spesa, dei farmaci, di pasti preparati, di libri o di altri beni di necessità ma anche impegnati a offrire assistenza da remoto, ad esempio attraverso telefonate periodiche dedicate all’ascolto e al conforto delle persone più sole oppure gestendo servizi informativi per la cittadinanza».
Sempre nel mese di aprile dalle colonne di Avvenire Spadafora rispondeva così al dibattito aperto dal direttore Marco Tarquinio: «Abbiamo avuto conferma, ancora una volta, della volontà di questi giovani di provare a dare il loro contributo in ogni modo possibile. Giovani che, vivendo con sincerità, responsabilità ed entusiasmo l’ideale, alla base del “loro” Servizio civile, di difesa non armata e non violenta della patria, sono una buona notizia per i giorni a venire». E ancora: «Nell’anno 2019 sono stati approvati progetti per circa 60mila volontari, ma con le risorse disponibili si è riusciti a finanziare l’assegno per 40mila di loro. È il momento per compiere quel salto culturale che in molti, io tra loro, chiedevamo da anni. È il momento per smettere di dover rincorrere ogni anno le risorse per il Servizio civile. Il 18 febbraio, pochi giorni prima dell’inizio dell’incubo legato al coronavirus, avevo scritto una lettera al presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia per chiedere 20 milioni in più per il 2020, al fine di confermare almeno gli stessi numeri del 2019. Possiamo fare ancora di più, e dobbiamo farlo. È il momento per attuare un vero discorso strutturale, con una prospettiva che sia minimo triennale, con una quota annuale e stabile di almeno 50mila volontari, per un investimento di circa 270 milioni di euro l’anno. Occorre fare uno sforzo comune, di cui è investito tutto il Consiglio dei ministri, a partire dal presidente Conte di cui conosco la particolare sensibilità per i temi sociali, per individuare sin da subito le risorse necessarie, pur nelle difficoltà del momento. Aumentare il numero di volontari nell’ordinario ci darà la sicurezza di avere ragazze e ragazzi – capaci, generosi, formati – pronti a operare anche in situazioni straordinarie».
Qualche settimana più tardi, a inizio giugno, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri dichiarava: non solo il Governo auspica che il Parlamento accresca la dotazione di appena 20 milioni che il decreto Rilancio destina al Fondo per servizio civile universale, «ma sappiamo già dove andare a prendere le risorse avendo previsto fondi aggiuntivi per finanziare le proposte che saranno votate dai parlamentari, che quindi non saranno chiamati alla semplice riallocazione di risorse già previste».
Risultato? Il 28 giugno è stato ritirato l’emendamento 15.4, presentato dall’onorevole Francesca Bonomo e da altri parlamentari del partito Democratico, che puntava ad aumentare di 108 milioni di euro per quest’anno, di ulteriori 99 milioni per il 2021 e di 104 per il 2022, il fondo per il Servizio Civile Universale. Era l’ultimo rimasto dei 7 emendamenti presentati nelle scorse settimane da parlamentari sia della maggioranza che dell’opposizione a sostegno del servizio civile universale. Così, il “Rilancio” (C. 2500) ad oggi vede così uno stanziamento aggiuntivo di solo 21milioni di euro, originariamente previsto dall’art. 15 ed emendato in extremis per 1 milione di euro in più (avete letto bene, 1 milione di euro, sembra una barzelletta), che permetteranno di finanziare con i 193 milioni già in dotazione, stando larghi, 40mila posti di servizio civile nel prossimo bando per i giovani atteso a fine anno. Un quinto in meno di quelli indicati da Spadafora, 23mila in meno rispetto a quelli che gli enti erano pronti ad assicurare e 44mila in meno rispetto alle domande dei giovani fra i 18 e i 28 anni che, se le parole hanno un senso, in nome dell’universalità dell’istituto avrebbero tutto il diritto (con beneficio per l’intera comunità come ci ha ricordato Spadafora) di accedere a uno dei progetti del servizio civile universale.
Se l’orizzonte non cambia questa maggioranza e questo governo si assumono la responsabilità di affossare un istituto nato proprio su impulso di un sottosegretario del partito democratico (Luigi Bobba) e di sbattere la porta in faccia a migliaia di ragazzi (il tanto sbandierato capitale sociale per capirci) e anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che a febbraio nel discorso di inaugurazione di Padova Capitale europea del volontariato 2020 aveva auspicato che si potesse ridurre «lo scarto fra i giovani che fanno richiesta per il servizio civile universale e i posti che si renderanno disponibili». Il distanziamento sociale giallorossa dalla realtà evidentemente non lo permette.
Fonte: Vita.it
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