Le lavoratrici di Pikine Est

di Maria Camilla Toffetti, volontaria in Servizio Civile Universale Estero con il CIPSI

Pikine pullula di giovani ad ogni angolo: l’atmosfera è vivace, le partite di calcio a bordo strada sono all’ordine del giorno con la chiusura estiva delle scuole; i bambini, piccoli padroni delle strade, monopolizzano le traverse improvvisando gare di corsa sfrenate o cimentandosi in incontri di lotta clandestini.

I giovani però non sono gli unici a popolare le vie del quartiere: le donne, lavoratrici instancabili, iniziano a svolgere i propri compiti sin dalle prime ore del giorno: preparano grandi tavoli con pietanze da vendere ai passanti, si dedicano alle faccende domestiche nei cortili affacciati sulle vie, stirano, rammendano abiti, lavano i panni ed espongono i propri banchi colmi di cibarie lungo Icotaf, l’arteria principale di Pikine. Le loro mansioni sono molteplici: il lavoro di cura, (gestione della casa, dei figli, degli anziani) che occupa una grande fetta della loro giornata e poi la vendita di beni alimentari, spesso preparati da loro stesse, sino a tarda notte. Si può dire che le donne di Pikine sfamino il quartiere sia all’interno che all’esterno delle mura domestiche. 

Frequenti infatti sono i ristoranti di quartiere gestiti da donne, bugigattoli nascosti da pesanti tende difficilmente individuabili da occhi inesperti, che spesso consistono in una stanza vuota e qualche tavolo. Verso l’ora dei pasti i locali iniziano a popolarsi e le cuoche, facendosi aiutare dalle giovani figlie, sono indaffarate a trasportare i pesanti vassoi colmi di pietanze. Le preparazioni alimentari consistono in piatti tipici della cucina senegalese, come Thieboudienne, Yassa e Mafè ma sono molto frequenti anche banchi improvvisati lungo le vie che preparano panini con le farciture più disparate. Il tutto, sempre abbondantemente piccante, viene venduto a prezzi irrisori e costituisce il pasto giornaliero di molteplici famiglie nel quartiere.

La sartoria è un altro settore in cui le donne sono largamente impiegate: le vibranti stoffe vengono trasformate in abiti tipici dalle mani sapienti delle sarte e vengono poi indossati dalle donne con estrema eleganza tra le vie polverose della città. In Senegal, infatti, si predilige la creazione di abiti su misura sia per la vita quotidiana, sia per le occasioni più importanti come matrimoni, feste religiose e ricorrenze particolari. La sarta dunque ricopre un ruolo di fondamentale importanza all’interno del costume tipico senegalese.

Analizzando qualche dato ci accorgiamo che le donne figurano come le lavoratrici più assidue nella struttura sociale senegalese: il tasso di partecipazione femminile al lavoro infatti si aggira intorno al 60%, un dato che oscilla significativamente considerando che la più grande percentuale delle donne in Senegal lavora nel settore informale, ovvero lavoro non regolamentato ed è quindi difficile stimare con precisione il numero complessivo di donne realmente impiegate.

Il settore formale, come in altri paesi d’altronde, risulta di difficile accesso alle donne, proprio per questo motivo esse sono più soggette al precariato.

“Groupement de Femmes”

I “Groupement de Femmes”, gruppi di donne organizzati economicamente, sono il primo passo per il riconoscimento del lavoro femminile a livello formale. Consistono in veri e propri gruppi riconosciuti territorialmente che contano diversi membri al proprio interno e una rappresentante eletta, gruppi solidali in cui le donne condividono ricavi e si autofinanziano e che fungono da fondo di emergenza nel caso in cui si presentino difficoltà personali.

Tramite il partenariato tra CIPSI e il Comune di Pikine Est, in seguito ad un periodo di formazione specifica in settori fortemente professionalizzanti come la saponificazione, la sartoria, l’estetica o la trasformazione di prodotti vegetali, le donne formate si organizzano in start up pronte ad operare sul territorio. Il processo non è immediato e in seguito alle formazioni offerte nell’anno 2023 tramite il progetto “Resaux au travail”, ad oggi si contano sei start up, cinque già attive sul territorio.

Al momento ne abbiamo visitate quattro, tutte in stadi differenti di realizzazione: alcune infatti hanno appena aperto e devono lavorare sul personal branding, altre ancora organizzare gli spazi e provvedere all’inventario. La realtà più concretizzata al momento è la start up “Sen Agro Alimentaire” che si occupa di trasformazione di prodotti agricoli locali e nello specifico di bevande e succhi naturali e privi di conservanti. Tra i loro prodotti figurano bevande tipiche come il Bissap, succo estratto dai fiori di carcadè, sia rosso che bianco, il Bouye preparato con i frutti del Baobab e molto altro ancora. La start up è attiva da pochi mesi, ma lavora a pieno regime, spesso promuovendo i suoi prodotti in mercati locali e fiere alimentari.

Le lavoratrici si dicono grate per questa opportunità offerta loro, a partire dall’accesso alla formazione specifica estremamente professionalizzante sino alla concretizzazione dell’attività commerciale in start up, essenziale per il sostentamento delle loro famiglie. Questa iniziativa dunque, si rivela essere un’ottima risorsa per le donne, abitanti di Pikine: essa si pone in forte contrasto al fenomeno del precariato e dunque al lavoro privo di tutele a cui sarebbero altrimenti soggette le donne.

Il processo richiede tempo e numerose risorse investite ma lentamente sta trasformando il mercato del lavoro a Pikine: giovani donne possono sperare in migliori condizioni lavorative e in una crescita professionale altrimenti difficilmente auspicabile.

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