Progetti all’Estero
… Sono sicuro che la Carità avrà ragione, un giorno, della violenza, dell’egoismo e del denaro. Lavoriamo !
Era il 7 settembre di cinquant’anni fa, del 1955.
Mezzo secolo fa Raoul Follereau, il Vagabondo della Carità per gli Americani, l’Apostolo dei lebbrosi per gli Africani, consegnava a 2000 giovani seminaristi riuniti insieme al Cardinale Gerlier, a Vescovi e alti prelati francesi ma anche al mondo intero, il suo pensiero e la sua convinzione sulla “Carità”. Nelle azioni e nelle opere di Raoul Follereau la parola ricorrente, come un leit-motiv, è la parola AMORE.
“La sola verità, è amarsi” “E’ ben poco sperare e non è niente vivere : Bisogna amare”
La civiltà non è il numero, né la forza, né il denaro.
La civiltà, è il desiderio paziente, appassionato, ostinato, che vi siano sulla terra meno ingiustizie, meno dolori, meno sventure. La civiltà è amarsi.” Nel solco dell’Amore, Raoul Follereau ha seminato anche la Carità, entrambi uniti per andare verso il più sofferente.
…Signori, tutta la mia vita d’uomo è stata consacrata alla difesa di una parte dell’umanità che fu per tanto tempo la più miserabile, la più decaduta: i malati di lebbra. Per millenni, essi furono, a milioni, nel mondo, abbandonati. Una spaventosa “scomunica sociale” gravava su di loro. E lo sarebbero stati, questi esiliati, questi disperati, se, nell’ora in cui era possibile soltanto amarli, nell’ora in cui ogni umana speranza era proibita, i missionari non avessero loro portato la Carità divina e la Speranza.
“La Carità salverà il mondo” non cessava di ripetere, ma precisando: Se bastasse, per fare la Carità, essere caritatevoli, dove sarebbe il merito? E dove la gioia?
Per Raoul Follereau la Carità è un impegno di ogni istante, una condivisione continua e, rivolgendosi ai giovani, nominati suoi eredi, dice loro : La più grande disgrazia che possa capitarvi, è di non essere utili a nessuno e che la vostra vita non serva a niente”.
Alla domanda : “ Come unire gli uomini, ormai ? Le grandi idee sono fallite nel sangue, i grandi sogni si sono insabbiati nell’odio” Follereau risponde : “Sola, rimane la Carità “.
La Carità “non conosce classi, caste o razze, se ne infischia delle frontiere, non ammette la guerra; la Carità, più forte della morte. E aggiunge: Attenzione! La Carità: non l’elemosina. Non quell’offerta sdegnosa che si lascia cadere, che si dà “dall’alto in basso” che, se offende colui che la riceve, svergogna a colpo sicuro colui che la dà. Quell’elemosina è la caricatura della Carità. La Carità deve essere fatta prima “per l’amor di Dio”. Riceve da Lui il motivo d’essere. E ci trasforma nei Suoi collaboratori, indegni, ma riconosciuti.
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