23 gennaio 2013 – Oggi il Parlamento rifinanzierà per altri 9 mesi la partecipazione dell’Italia alla guerra in Afghanistan. Un fatto scandaloso. L’ennesimo insulto al buon senso e a tutti gli italiani che non ce la fanno più. Il governo Monti non trova i soldi per le politiche sociali, per la famiglia, per la non-autosufficienza, per l’inclusione degli immigrati, per le politiche giovanili, per le pari opportunità, per l’infanzia e l’adolescenza ma non rinuncia a buttare altri 500 milioni di euro nel pozzo senza fondo della guerra. Restare ancora in Afghanistan, dopo 12 anni di guerra, con più di 3000 soldati, non serve a nulla né sul piano militare né su quello politico. In 11 anni l’Italia ha speso ben 4 miliardi e 263 milioni di euro per partecipare ad una guerra che non ha raggiunto nessuno dei suoi obiettivi. Ora basta.
Chiediamo l’immediato ritiro dei soldati italiani dall’Afghanistan. Non un uomo né un soldo per continuare questa guerra.
Ecco cosa deve fare invece l’Italia:
definire e attuare immediatamente il piano per il ritiro del contingente militare italiano;
• contribuire alla messa a punto di una strategia della comunità internazionale per l’Afghanistan e l’intera regione non più basata sul paradigma della “sicurezza militare” ma quello della “sicurezza umana”;
• destinare almeno il trenta percento delle risorse risparmiate con il ritiro del contingente militare alla promozione della sicurezza umana in Afghanistan (come proposto da Afgana);
• raccogliere la domanda pressante dei familiari delle vittime afgane della guerra e del terrorismo di riconoscimento, ascolto, giustizia, sostegno e risarcimento;
• investire sulle organizzazioni democratiche della società civile afgana consentendogli di organizzarsi e rafforzarsi, promuovendo il loro riconoscimento politico a tutti i livelli, allargando il loro spazio d’azione, rafforzando la loro voce, sostenendo i loro programmi di riconciliazione dal basso, di difesa e promozione dei diritti umani e della democrazia, di formazione e informazione indipendente.