Auto elettriche e popoli indigeni in Indonesia

di Maddalena Pezzotti

L’Indonesia ha intrapreso un programma di vasta scala per l’estrazione e la fusione di nichel che ha l’obiettivo di fare del paese un importante fabbricante di batterie per veicoli elettrici. Ampie aree dell’isola di Halmahera, a circa 1.500 chilometri a nord-ovest di Jakarta, sono state assegnate a compagnie internazionali francesi, cinesi, tedesche, e statunitensi, con la demolizione di enormi porzioni di foresta.
Si stima che ad Halmahera vi siano alcune delle più imponenti riserve di nichel non sfruttate del pianeta. Il minerale non è fondamentale per le batterie elettriche, ma considerato il passo dell’ampliamento del mercato, si sono insediati diversi investitori, fra i quali Tesla, con la firma di contratti con fornitori per miliardi di dollari.
In questa oasi verde, si trovano circa 3 mila Hongana Manyawa, cacciatori-raccoglitori nomadi. Negli ultimi decenni, hanno subito un piano di contatto forzato e sedentarizzazione che ha lo scopo di allontanarli dal proprio territorio ancestrale ricco di risorse. Molti vivono in villaggi costruiti dal governo, ma altrettanti sono tornati nella foresta, traumatizzati da una società che li stigmatizza, emargina e impoverisce.
Come per altre nazioni originarie nel mondo, anche per gli Hongana Manyawa, il contatto si è rivelato letale. Dalla fine degli anni settanta fino ai primi della decade dei novanta, vennero esposti a malattie verso cui non avevano difese immunitarie e colpiti da epidemie che provocarono sofferenze diffuse e morte: un’epoca ricordata come quella della “pestilenza”.
Quanti ancora oggi non contattati, intorno ai 500, sono in fuga, sempre più all’interno del bosco, a causa delle attività estrattive, che abbattono gli alberi, danneggiano la terra, e contaminano l’aria e i fiumi; da una parte, provocando distruzione e rendendo impossibile la sopravvivenza di uno stile di vita compatibile con la preservazione della natura, e dall’altra, asserendo di fornire pratiche green nel mondo industrializzato.
In molte occasioni, gli Hongana Manyawa incontattati hanno manifestato, con chiarezza, di non volersi integrare e si difendono dall’esproprio e il saccheggio organizzato. Sebbene non abbiano contribuito, in alcun modo, all’inquinamento globale, ora rischiano di essere annientati dal passaggio alle auto elettriche di coloro che sono, invece, responsabili dei cambiamenti climatici.
Questo popolo ha un rispetto profondo per il proprio habitat. Gli alberi hanno anima e sentimenti e, per costruire le abitazioni, usano solo stecchi e foglie; alle piante viene chiesto il permesso di coglierne i frutti con rituali e offerte. Ad ogni nascita, viene piantato un albero e seppellito il cordone ombelicale tra le radici: il nuovo nato e la foresta cresceranno insieme. Il riposo dei defunti avviene sui rami.

La commercializzazione delle auto elettriche
Il governo indonesiano afferma che il nichel è cruciale per le tecnologie a energia pulita, malgrado per la sua manifattura siano necessarie centrali a carbone con annesse strade, fonderie e altre enormi strutture industriali. L’Agenzia internazionale per l’energia stima che per ogni tonnellata di nichel fuso vengano emesse diciannove tonnellate di carbonio.
Le vetture elettriche vengono commercializzate come alternativa ecocompatibile a quelle alimentate a combustibili fossili, ma nel modo in cui viene reperito il nichel non c’è niente di ecologico. Il suo trattamento richiede l’utilizzo di agenti chimici e, per ogni tonnellata di metallo processato, si emettono due tonnellate di rifiuti tossici.
Le immagini satellitari del parco industriale Indonesia Weda Bay (Iwip) di Halmahera, dal 2016 al 2022, mostrano l’entità della devastazione. Nonostante ciò, la Weda Bay nichel (Wbn), joint-venture di cui sono comproprietarie la francese Eramet e la cinese Tsingshan, e dove la prima è responsabile delle operazioni, aumenterà l’attuale tasso di produzione e continuerà a funzionare per cinquanta anni.
Collegate all’industria mineraria indonesiana ci sono anche società automobilistiche, come Ford, Volkswagen e Byd. L’ex presidente dell’Indonesia, Yoko Widodo, ha offerto a Tesla una concessione per l’estrazione del nichel. Il gigante chimico tedesco Basf è stato in trattativa con Eramet per costruire una raffineria ad Halmahera.
Gli Hongana Manyawa, però, non hanno mai dato il loro consenso libero, previo e informato ad alcuna compagnia per gli interventi in corso sulla loro terra, come previsto dal diritto internazionale e dalla “Initiative for responsible mining assurance (Irma)”. La stessa Costituzione indonesiana riconosce in modo specifico la tutela delle tribù indigene e la loro indipendenza sui mezzi di sussistenza.
Il presidente del senato indonesiano La Nyalla Mattalitti, stretto alleato del neo eletto presidente della repubblica Prabowo Subianto, ha dichiarato che gli Hongana Manyawa devono essere salvaguardati. Ha, inoltre, esortato il governo provinciale di North Maluku a rivedere i regolamenti di pianificazione territoriale per garantire che le persone non vengano sfrattate.

Le false soluzioni
La drammatica situazione degli Hongana Manyawa riceve attenzione, per la prima volta, al più alto livello istituzionale. Questa, tuttavia, è giunta in reazione alla diffusione virale di un video, in cui alcuni Hongana Manyawa si vedono costretti a elemosinare cibo tra i dipendenti della Wbn, responsabile della rovina di quell’ecosistema che gli garantiva la sicurezza alimentare.
Alle affermazioni di LaNyalla è seguito l’annuncio di Tesla, secondo il quale starebbe studiando la fattibilità di una no-go zone per custodire diritti e territori dei gruppi incontattati. Tesla ha inserito l’osservazione nel capitolo sugli impatti sociali e ambientali del suo rapporto annuale 2023, pubblicato a maggio di quest’anno.
Nel mese di giugno, poi, Basf si è ritirato da Sonic Bay, un progetto da 2.6 miliardi di dollari con Eramet, per la raffinazione del nichel e del cobalto, estratti dalla Wbn. Sebbene la partnership sia stata abbandonata, al momento, la Wbn continua a produrre senza sosta, in contrasto con gli standard della Irma, in base ai quali la miniera non è certificata.
È inaccettabile che la crisi climatica venga affrontata con false soluzioni che mietono vite e devastano l’ambiente. Le aziende di veicoli elettrici non possono vendere la promessa di un consumo etico, mentre la loro filiera di approvvigionamento stermina un popolo e azzera un ecosistema. Quanti involucrati sono complici di una catastrofe umanitaria che ha già le caratteristiche del genocidio.

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