Il “fragile” negoziato di Doha

La Redazione

Gli USA, nella fase terminale del negoziato di Doha, si sono dimostrati intenzionati ad ottenere un risultato positivo mediante una crescente pressione sul Movimento Ribelle M23/AFC e il Rwanda che li sostiene. Le motivazioni sono sicuramente da ricercare nella prospettiva economica che si cela dietro l’accordo, ovvero l’accesso preferenziale sulle enormi risorse minerarie del Congo. In sintesi, l’accordo preliminare pone in capo al Movimento ribelle e al Rwanda una serie di condizioni indispensabili e non negoziabili. Tra queste spiccano, nettamente, il ritiro dell’armata rwandese dai territori sotto loro occupazione. Gli USA esige, inoltre, la totale dissoluzione del M23/AFC: senza tramutarsi in un movimento politico, quindi. Inoltre, si rifiuta in maniera categorica la possibilità di una co-gestione delle province del Nord Kivu e del Sud Kivu in quanto rappresenterebbe una violazione importante dell’integrità territoriale e della sovranità nazionale della RDC. Quello che è stato disegnato, almeno in teoria, non può che rappresentare una sconfitta più grande per il Rwanda.

Il 19 luglio 2025, dopo tre mesi di discussione dirette nel Qatar, è stata firmata da Kinshasa e l’M23/AFC una dichiarazione di principio per arrivare ad un accordo di cessate il fuoco, con interdizione di qualsiasi tipo di attacco, sabotaggio ed uso della forza. La dichiarazione è entrata in vigore immediatamente dopo la firma, e prevede l’apertura di negoziati diretti per un accordo di pace da raggiungere, al più tardi, il 18 agosto prossimo. Difficile per la popolazione intravedere orizzonti di pace: oltre gli innumerevoli scontri armati, si è aggiunta la diffusione delle epidemie di colera e Mpox. Inoltre, come era immaginabile, le parti dell’accordo sembrano avere letture del negoziato molto diverse: se il ritiro delle truppe M23/AFC è un punto “non negoziabile” dell’accordo per la RDC, non è lo stesso per la controparte rwandese. La promessa di un cessate il fuoco resta dunque fragile. Non ci resta che attendere gli esiti delle prossime settimane per comprendere la riuscita dell’accordo.

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