PER UNA NUOVA POLITICA MIGRATORIA EUROPEA

Virgilio Dastoli

Altre vittime ci sono state durante questo week end nel Mediterraneo su un
barcone anzi un gommone con 47 persone – donne, bambini e uomini – che si è
rovesciato nelle acque di un mare forza 6 trascinando fra le onde il suo carico di
umanità: secondo il gelido calcolo dei soccorritori diciassette persone sono state
tratte in salvo ma trenta migranti sono dispersi e forse non si troveranno mai.
Di fronte a queste nuove morti con una confusa attribuzione delle responsabilità
o accuse reciproche ci troviamo di fronte ad una ripetitiva e grottesca
rappresentazione che non cambia la realtà di una situazione che si perpetua da
oltre un decennio e che ha sepolto in quella tomba – che gli arabi chiamano Mar
Bianco di Mezzo – decine di migliaia di persone.
Si tratta tuttavia di una minoranza di tutti coloro che hanno lasciato la vita e la
speranza di una vita dignitosa nel deserto che separa l’Africa sub-sahariana dai
paesi che si affacciano su quel mare, nelle carceri della Libia, nei campi di
concentramento in Grecia, in Marocco e in Turchia e nelle impervie rotte terrestri
della via dei Balcani.
A questo quadro drammatico si aggiunge ora la decisione della Commissione
europea di fornire nuovi mezzi alla Guardia Costiera libica rafforzando così le
sue capacità di riportare chi fugge dal terrore e dalle torture in un paese in cui
sono noti i trattamenti disumani subiti dai migranti che provengono dall’Africa
sub-sahariana.
Questa decisione sarà per noi inaccettabile almeno fino a quando non sarà
possibile creare in Libia dei centri – sotto il controllo dell’UNHCR e dell’OIM – per
esaminare le richieste di asilo o l’inserimento in flussi legali o i rimpatri assistiti
nei paesi di origine laddove saranno praticabili accordi bilaterali sostenendo nello
stesso tempo il rappresentante delle Nazioni Unite nella promozione del
processo di stabilizzazione assistito da un gruppo di contatto con una iniziativa
del Consiglio di Sicurezza osteggiata dalla Russia.
Se i capi di Stato o di governo dell’Unione europea o i loro ministri degli interni
chiamati a gestire operazioni di polizia studiassero la geografia che circonda il
Mare Bianco di Mezzo si renderebbero conto della assurdità di una politica
migratoria come è stata definita nel Consiglio europeo del 9 febbraio 2023 che si
chiude e si limita:

  • al controllo delle frontiere esterne,
  • ai respingimenti e alle riammissioni nei paesi di origine,
  • agli “ingenti investimenti” per creare delle infrastrutture di protezione,
  • agli ostacoli all’azione delle organizzazioni non governative,
  • all’ideologia del pull factor
  • e al principio del paese di prima accoglienza.
  • Andando al d là dei principi della accoglienza e della ospitalità nel rispetto delle
  • convenzioni internazionali, della Carta dei diritti fondamentali e della CEDU, si
  • tratta di definire una nuova politica migratoria europea.
  • Essa deve coinvolgere nella misura del possibile i paesi di origine dei migranti e
  • dei richiedenti asilo e facilitare il consenso delle opinioni pubbliche in particolare
  • delle giovani generazioni contribuendo alla lotta contro le strumentalizzazioni e
  • alle infondate paure ancestrali dei movimenti secolari di popolazioni
  • Le istituzioni europee dovrebbero chiedere ad Eurostat un rapporto dettagliato
  • sui paesi di origine di chi emigra e di chi chiede asilo,
  • sui trend dello sviluppo demografico nei paesi in via di sviluppo ed in
  • particolare nell’Africa sub-sahariana,
  • sulla crescita o meglio sulla decrescita demografica nei paesi dell’Unione
  • europea e sui trend di invecchiamento delle nostre popolazioni,
  • sulle percentuali di cittadini di paesi terzi nei paesi dell’Unione europea
  • suddivisi per regioni e anche fra aree urbane e aree agricole,
  • sulle aggregazioni di comunità etniche,
  • sui trend di matrimoni misti,
  • sui numeri della piccola e media imprenditoria insieme all’artigianato che
  • fanno capo a cittadini non comunitari,
  • sugli equilibri di genere e generazionali.
  • Le istituzioni europee dovrebbero chiedete al Servizio Europeo per l’Azione
  • Esterna un rapporto dettagliato
  • sulle vere ragioni dei pull factors legati ai conflitti interni e ai conflitti fra
  • stati
  • sullo stato delle desertificazioni nei paesi dell’Africa sub-sahariana,
  • sulle cause e sugli effetti delle espropriazioni delle terre,
  • sul livello di mancata realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile
  • 2030 in quei paesi ed in particolare “povertà e fame zero” (1-2), la “salute”
  • (3), l’ “acqua pulita” (6), la “riduzione delle diseguaglianze” (10), la “lotta al
  • cambiamento climatico” (13), la “pace” e la “giustizia” (16).

Sulla base di questi due rapporti e sapendo che i flussi migratori sono un
fenomeno permanente mondiale e non solo continentale, le istituzioni europee
dovrebbero a nostro avviso promuovere insieme alle Nazioni Unite, all’UNHCR e
all’OIM entro la fine dell’anno e sotto presidenza spagnola una conferenza
europea su una nuova strategia per le politiche migratorie che sia fondata sugli
obiettivi dello sviluppo sostenibile e sul Patto mondiale per una migrazione
sicura, ordinata e regolare.
Essa dovrebbe essere organizzata secondo il modello della democrazia
partecipativa adottato dalla Conferenza sul futuro dell’Europa e dunque con la
presenza attiva delle organizzazioni che lavorano nei paesi di origine partendo
dall’impegno che il Patto mondiale sia adottato da tutti i paesi dell’Ue e quindi
anche da Austria, Bulgaria, Croazia, Estonia, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia,
Repubblica Ceca e Ungheria che non parteciparono nel 2018 alla Conferenza di
Marrakech e che si astennero o votarono contro il Patto Mondiale nella
Assemblea delle Nazioni Unite del 19 dicembre 2018.
A conclusione della Conferenza dovrebbero essere a nostro avviso adottati

  • una nuova Convenzione che sostituisca integralmente il Regolamento di
    Dublino,
  • un protocollo, da accludere al Trattato di Lisbona e in vista della sua più
    ampia revisione, che superi il capitolo 2 del titolo 5 del Trattato sul
    funzionamento dell’Unione europea sulle politiche relative ai controlli delle
    frontiere, all’asilo e all’immigrazione,
  • una proposta di bilancio rettificativo e suppletivo per creare uno strumento
    finanziario per il salvataggio in mare (European Sea Rescue o Mare
    Nostrum europeo) e per porre le basi di una Banca Euromediterranea per
    dare un impulso decisivo alla cooperazione economica dell’area e
    favorisca la cooperazione sub-regionale,
  • un mandato alla Commissione europea ed all’Alto Rappresentante
    dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza di
    proporre al Consiglio e al Parlamento europeo un ampio piano di
    cooperazione allo sviluppo di tutto il continente africano per contribuire alla
    realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile sulla base di un
    partenariato pubblico-privato.
  • Un programma di educazione delle giovani generazioni che integri e
    rafforzi le politiche di accoglienza e di ospitalità
    Roma, 14 marzo 2023

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